grafico riscaldamento globale

Gli ultimi dati sul riscaldamento climatico: è tempo di agire?

Temperature in pericoloso e rapidissimo aumento, forte scioglimento dei ghiacciai artici, tempeste tropicali e uragani che si moltiplicano anche fuori stagione, l’effetto serra che non accenna ad arrestarsi e i tassi di inquinamento che crescono con costanza disarmante.

The day after tomorrow non era soltanto un film: gli ultimi dati sul riscaldamento climatico sono davvero allarmanti e preoccupano i governi di tutto il mondo. Secondo numerose associazioni ambientaliste e stando ai report eseguiti da diverse istituzioni del terzo settore, è tempo di agire sul clima.

Le conseguenze sul pianeta Terra del surriscaldamento globale sono già in atto e sono drammatiche: ma lo diventeranno ancora di più se non si interrompe il circolo vizioso. In pericolo la biodiversità globale, diverse specie animali, le piante, perfino lo stessa clima mondiale rischia di scomparire per sempre sotto i colpi del caldo killer.

Le temperature record

Il 2016, insieme al 2010, il 2005 e il 1998, è stato l’anno più caldo dall’Ottocento ad oggi, da quando cioè abbiamo iniziato a eseguire misurazioni scientifiche globali delle temperature.

Termometro alle stelle in particolare in Africa, NordAfrica, Asia e nell’Articolo dove sono stati registrati aumenti termici compresi tra tra 1,2 e 1,4 gradi rispetto alla media dei tempi moderni. Stando agli ultimi rilevamenti delle stazioni meteorologiche, il clima stagionale mostra 20 gradi in più rispetto alle temperature medie del periodo.

In linea generale il pianeta è più grado di 0,7 gradi. Se i valori attuali fanno paura, sono le previsioni per il futuro a spaventare ancora di più: se il surriscaldamento globale dovesse proseguire ai ritmi di oggi, le temperature nei prossimi anni potrebbero salire di almeno 0,2 gradi ogni dieci anni e raggiungere il tetto record di aumenti compresi tra 1,8 e 4 gradi centigradi alla fine del XXI secolo.

Il dato più terribile è che non esiste una spiegazione scientifica che giustifichi un surriscaldamento di questa portata. Di più: questo caldo record provocherebbe l’estinzione di diverse specie vegetali e animali e un riassetto, in negativo, del clima globale.

L’inquinamento globale

Il 2016 è stato anno record anche sul fronte delle emissioni di anidride carbonica: secondo l’Omm, l’Organizzazione meteorologica mondiale la concentrazione nell’aria di CO2 ha infatti sforato la soglia delle 400 ppm, parti per milione.

I veleni che circolano nell’atmosfera sono tanti, troppi: gas a effetto serra, metano, il diossido di carbonio e l’ossido nitroso. Sempre stando al bollettino dell’Organizzazione meteorologica mondiale i livelli di metano sono di due volte superiori a quelli dell’età preindustriale, il diossido di carbonio è raddoppiato così come l’ossido nitroso. Inoltre abbiamo assistito ad una crescita negativa del 37% della radioattività da attività industriali, agricole e domestiche.

La 22esima Conferenza sul clima di Marrakech

Climatologi, scienziati, governi e ambientalisti di tutto il mondo si sono riuniti a novembre in Marocco in occasione della 22esima Conferenza sul clima di Marrakech per discutere dell’attuazione degli Accordi sul clima di Parigi. Il trattato francese – firmato da 192 Paesi e già recepito da 100 paesi – riunisce le nazioni responsabili del 70% dell’inquinamento mondiale e detta soluzioni per frenare il riscaldamento climatico.

Entro la fine del secolo le grandi potenze globali si impegnano a ridurre le emissioni e a contenere il surriscaldamento nei due gradi, per scongiurare cataclismi come l’ulteriore aumento della temperatura, l’innalzamento record del livello dei mari, fasi di prolungata siccità.

Il livello dei ghiacciai

Anche i circoli polari non se la passano bene: secondo i dati di Greenpeace la banchisa polare artica ha raggiunto il suo punto minimo storico, riducendosi ad appena 12 milioni di chilometri quadrati, in diminuzione di 1.35 milioni di chilometri quadrati rispetto allo scorso decennio.

Lo scioglimento dei ghiacciaio provoca, ovviamente, un innalzamento del livello dei mari, mette a repentaglio la sopravvivenza di alcune specie ittiche e di alcune città sul livello del mare.