g8

Tutto sul G8: cos’è, a cosa serve, risultati

Cos’è il g8

“G8” sta per “Gruppo degli 8”. Il G8 è un forum che riunisce i governi di otto delle maggiori economie mondiali. I suoi membri sono Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Russia, Regno Unito e Stati Uniti; tutti gli Stati membri hanno una popolazione superiore ai 100 milioni. L’Unione Europea è anche rappresentata ai vertici del G8 con lo status di “ospite speciale”. I vertici si tengono ogni anno e ruotano tra i Paesi membri; sono presieduti dal Paese che detiene la presidenza di turno.

I Paesi del G8 rappresentano oltre il 60% del PIL mondiale.

Essendo i principali Paesi industrializzati del mondo, il G8 ha un ruolo significativo nella definizione della politica economica globale . Le decisioni del gruppo possono avere un forte impatto sulle economie di altri Paesi, in particolare di quelli in via di sviluppo.

Il Vertice del G8 non è un organo decisionale formale, ma piuttosto un forum di discussione e di confronto sulle principali questioni che il mondo deve affrontare oggi. Le decisioni prese al vertice si basano sul consenso, il che significa che tutti i membri devono essere d’accordo.

Sebbene il G8 non abbia il potere di obbligare i suoi membri ad agire, le sue decisioni hanno un grande peso e possono influenzare le politiche di altri Paesi.

A cosa serve il G8

Lo scopo principale del G8 è quello di affrontare le questioni economiche globali. Negli ultimi anni, il gruppo si è concentrato anche su questioni di sicurezza globale come il terrorismo e la proliferazione delle armi di distruzione di massa.

Cosa fa il G8

Ogni anno, il vertice del G8 riunisce i leader degli otto Paesi membri per un incontro di tre giorni. Il vertice è un’opportunità per questi per discutere le principali questioni che il mondo deve affrontare e per raggiungere un consenso sulle azioni da intraprendere.

Il G8 è anche un forum di discussione tra i leader e i rappresentanti di altri Paesi e organizzazioni internazionali. Questi incontri di “sensibilizzazione” consentono ai leader del G8 di ascoltare diverse prospettive sui temi in discussione.

Oltre al Vertice annuale, i Paesi del G8 si riuniscono durante l’anno in gruppi più piccoli, noti come “sherpa”, per preparare il Vertice e discutere le questioni in corso. Gli sherpa sono alti funzionari governativi che fungono da consulenti dei rispettivi leader su questioni relative al G8.

Cosa ha realizzato il G8

Al G8 è stato riconosciuto il merito di aver intrapreso azioni su una serie di questioni globali , tra cui:

  • Riduzione del debito per i Paesi poveri
  • Prevenzione e trattamento dell’HIV/AIDS
  • Istruzione per le ragazze nei paesi in via di sviluppo
  • Lotta al terrorismo
  • Non proliferazione nucleare
  • Cambiamento climatico

Il G8 è stato anche criticato per la sua incapacità di agire su altre questioni globali, come la guerra in Siria e la crisi dei rifugiati.


Emanuela Claudia Del Re

Emanuela Claudia Del Re: biografia del viceministro degli affari esteri

La carriera accademica

Prima di iniziare la sua carriera politica, Emanuela Del Re ha svolto a lungo la professione di ricercatrice e di professoressa associata all’Università telematica internazionale “UniNettuno”. Ha iniziato il lavoro nella ricerca presso l’Istituto Universitario Europeo di Fiesole e all’Università “La Sapienza” di Roma, dove ha condotto un insegnamento su cittadinanza e governance europea finanziato dalla Commissione Europea.

I suoi ambiti di studio sono la sociologia e la politica internazionale.

Del Re ha approfondito in modo particolare i temi delle migrazioni e dei rifugiati, i conflitti, le minoranze e le religioni. Insieme a Claudio Paravati, direttore della rivista Confronti, ha ideato e organizzato il Festival “Mondoreligioni – Incontriamo le religioni del mondo”: nel 2017 era infatti coordinatrice nazionale della Sezione di Sociologia della Religione dell’Associazione Italiana di Sociologia (AIS).

Il festival aveva il sostegno della cooperativa “COM Nuovi Tempi”, della John Cabot University e dell’organizzazione no-profit “EPOS International Mediating and Negotiating Operational Agency”, della quale Del Re è stata fondatrice.

Per quanto riguarda i conflitti, invece, già dal 1990 ha iniziato a svolgere ricerca sul campo nei Balcani e nel Caucaso, in Africa e in Medio Oriente. Dal 1994 è stata Osservatrice Elettorale Internazionale per l’UE, l’ONU, l’OSCE in missioni in Sud Africa, Bosnia, Albania, Yemen, Algeria, Ucraina, Jugoslavia, Kenya; in un’occasione è stata responsabile di redarre il rapporto finale della missione che doveva essere presentato ai governi dello Yemen e dell’Algeria.

Nel 2012 Del Re è stata responsabile di una ricerca ad Haifa, in Israele, nell’ambito della “Festa delle feste”, festival che promuove il dialogo tra arabi ed ebrei in Israele: risultato delle sue ricerche è stato il documentario “La risposta di Haifa. Un film sulla coesistenza in Israele”.

Il film-documentario del 2015 “We, the Christians of Iraq” è invece l’esito della ricerca “I cristiani in Iraq, minoranza a rischio, tra emigrazione e persecuzione”.

La viceministra si è occupata anche di Siria: si pensi al progetto di ricerca “My future – I rifugiati siriani e la ricostruzione della società civile in Siria”, che ha prodotto non solo un documentario (“My Future Syria. With and for the Syrian Refugees to rebuild the Syrian civil society”) e alcuni saggi, ma anche la formazione di 5000 rifugiati siriani.

La nomina a Viceministro

Come si intravede dalle sue numerose esperienze di ricerca, Del Re non ha mai considerato la vita accademica come qualcosa di astratto, il suo impegno è sempre stato concreto e orientato verso la cooperazione attiva.

È per questo che si è candidata con il Movimento 5 Stelle alle elezioni politiche del 2018, indicata inizialmente come possibile Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Una volta eletta deputata, è stata nominata Viceministro per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale.

Le sue posizioni sulle migrazioni sono di grande apertura, derivano direttamente da un lungo percorso di ricerche sul campo. Ha infatti dichiarato:

“La presenza degli stranieri, il rapporto con i Paesi di origine, il ruolo delle diaspore nella capacità di trasmettere rimesse sociali e non solo rimesse economiche sono questioni da affrontare con un dialogo aperto e franco. Dobbiamo essere tutti al passo con i tempi, mantenere il ritmo della storia, che è molto incalzante e ci dice che i continenti come l’Africa avanzano e meritano tutta la nostra attenzione e il nostro investimento. Nel caso delle diaspore ci troviamo di fronte a uno strumento fondamentale di integrazione con un contributo grande di energia, capacità e – non dimentichiamolo – esperienza”.

Tra gli impegni del suo primo anno da Viceministro, si ricorda la Conferenza per la Libia tra il 12 e il 13 novembre 2018 a Palermo, i cui esiti sono stati giudicati positivi dal governo.

Il 22 febbraio la Viceministra ha presieduto la riunione preparatoria del Comitato Interministeriale per la Cooperazione allo Sviluppo (CICS), a cui hanno partecipato i rappresentanti delle amministrazioni pubbliche che ne fanno parte.

Oggetto della discussione è stata la bozza del riferimento di base per la Cooperazione italiana allo Sviluppo, ovvero il documento triennale di programmazione ed indirizzo 2019-2021: al suo interno sono resi noti i metodi e gli obiettivi che l’Italia considera centrali nella sua collaborazione con gli organismi europei e internazionali e con le istituzioni finanziarie multilaterali; un altro aspetto da definire sono state le priorità dal punto di vista geografico e settoriale, nonché i criteri con cui intervenire.

Alla bozza nel suo complesso hanno discusso e lavorato le amministrazioni pubbliche, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, la Cassa Depositi e Prestiti ed altri esponenti della società civile che fanno parte del Sistema italiano della Cooperazione allo Sviluppo.
Negli stessi giorni Del Re ha incontrato Alice Albright, amministratore delegato della “Global Partnership for Education” (GPE).

In questa occasione è stato possibile mettere a fuoco possibili vie di collaborazione in Africa, continente che la Viceministra considera da sempre ricco di opportunità e che vuole continuare a valorizzare sia dal lato strategico-politico che da quello culturale.

Non è nuova la collaborazione con il GPE: basti pensare che l’Italia nel 2002 è stata tra gli Stati che hanno contribuito alla sua creazione. Questo ente è il principale partenariato internazionale il cui focus è l’accesso all’istruzione nei Paesi in via di sviluppo e ne fanno parte sia gli Stati donatori che membri della società civile.

Del Re ha quindi anticipato che l’impegno dell’Italia in materia di istruzione sarà tra le priorità del G7 e ha mostrato grande interesse per possibili collaborazioni in Africa sub-sahariana, nel Corno d’Africa in modo particolare. Da parte sua, la Albright ha mostrato la volontà di lavorare con l’Italia anche ai fini della cooperazione allo sviluppo specificamente italiana, in special modo ha citato la questione dell’empowerment femminile.

Recentemente Del Re ha commentato le crisi umanitarie in Siria e in Yemen e lo ha fatto in questi termini: “sono emergenze assolute che hanno costi sociali, economici e umani altissimi. In Siria 12 milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria.

In Yemen l’accesso umanitario è limitato e l’emergenza coinvolge l’80% degli Yemeniti, secondo le Nazioni Unite”.

Si è espressa con soddisfazione a seguito dell’incontro con le ONG italiane che operano su questi territori e ha manifestato l’intenzione del Ministero degli Esteri di esaminare con estrema attenzione le proposte degli operatori sul campo, che meglio di altri possono conoscere le situazioni concrete delle aree che si trovano attualmente in situazioni di conflitto.


Nuove candidature italiane per diventare patrimonio Unesco

La provincia di Alessandria insieme al Governo hanno candidato Langhe, Roero e Monferrato per diventare patrimonio dell’UNESCO. La Commissione nazionale italiana per l’UNESCO ha espresso parere favorevole sul dossier di candidatura dei paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato.

Il Presidente ed il Vice Presidente della Regione si sono mostrati molto soddisfatti per il parere favorevole, dato che permette il proseguimento del cammino del dossier, che era già stato rivisto dalla società SITI sulla base delle osservazioni fatte nei mesi scorsi dall’Icomos e diventate in seguito proprie dell’UNESCO.

Entro il 31 gennaio il dossier verrà inviato a Parigi per poi essere analizzato dal Comitato internazionale UNESCO. Il territorio delle Langhe, Roero e Monferrato è unico per diversi motivi. Il valore di questi paesaggi piemontesi è del tutto eccezionale considerando modalità di impianto dei filari, metodi di coltivazione, tecniche di produzione vitivinicola e particolarità dei borghi e degli insediamenti che si sono succeduti storicamente in territori ove la vite e il vino improntano in modo sostanziale l’economia locale.

Il Presidente provinciale della Cia di Alessandria ha così commentato la candidatura: “Questa candidatura non è solo un riconoscimento a un paesaggio rurale inimitabile, ma anche all’agricoltura che rappresenta un importante spaccato ricco di tradizioni e di storia fatta di persone sempre più impegnate per la qualità e la tipicità di prodotti, e in particolare ad una vitivinicoltura fortemente legata al territorio”.

Il Ministro delle politiche agricole Mario Catania dopo la decisione presa dalla Commissione nazionale UNESCO ha dichiarato: “È la prima volta che il governo italiano candida un paesaggio rurale alla prestigiosa Lista dei beni patrimonio dell’umanità. La scelta di oggi è un’ulteriore riprova dell’attenzione dell’esecutivo per i temi dell’agricoltura».


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SPID: il nuovo sistema di autenticazione per i siti della PA

Il governo ha, da qualche tempo, avviato la digitalizzazione dei processi che riguardano i rapporti tra la pubblica amministrazione e il cittadino. Uno dei fiori all’occhiello è il nuovo sistema di autenticazione per siti della pubblica amministrazione. Si chiama SPID, acronimo di Sistema pubblico per l’identità digitale e ha un suo sito internet: www.spid.gov.it

Spid permette di accedere con credenziali uniche – una parola chiave – ai servizi via internet. Ci sono tre tipi di identità, ognuna corrisponde a un differente livello di sicurezza. Oltre al nominativo e alla password ci sono codici temporanei che vengono creati dai fornitori dei servizi sul momento oppure specifici dispositivi da adoperare per accedere alle aree riservate e richiedere le prestazioni. Sono 600 i servizi a disposizione con questo metodo.

I primi enti ad aderire per l’erogazione dei servizi sono l’Agenzia delle Entrate, gli Enti previdenziali e del lavoro, alcuni enti locali, come Comuni capoluogo e Regioni. La Pubblica Amministrazione ha due anni di tempo per adeguarsi, momento in cui tutti dovranno consentire l’accesso online alle pratiche da svolgere. SPID permetterà anche l’utilizzo di simili enti e prestazioni a livello europeo.

Le pagine web di SPID spiegano le modalità per l’ottenimento delle credenziali e rimandano ai tre fornitori che consentono di fare la registrazione per avere il Pin: InfoCert, Poste Italiane e Tim.

Il sito internet approntato dall’esecutivo per tale iniziativa è di facile navigazione e contiene le informazioni dirette, riportate con precisione e schematicamente.

I tre provider certificati fino a questo momento adoperano modalità diverse per fornire l’Identità Digitale al cittadino che ne fa richiesta.

Cliccando sui loghi si viene indirizzati ai siti internet esterni dedicati. Con Tim bisogna registrarsi per avere prima il Timid. É necessario avere la Carta Nazionale dei Servizi o la Carta d’Identità Elettronica oppure la Firma Digitale. Entro la fine del 2016 l’operatore dovrebbe attivare dei punti vendita fisici con personale a disposizione dei cittadini che hanno la carta d’identità cartacea.

Con Poste Italiane vale più o meno la stessa procedura, ma l’identificazione avviene tramite i prodotti finanziari di Poste, come la carta di pagamento, il libretto o il conto.

Non è molto diversa la modalità con Infocert, che aggiunge l’identificazione tramite webcam, che però costa 15 euro.

Le pagine di SPID online serve a dare indicazioni ai cittadini, quindi non ci sono servizi a cui accedere, aree riservate o altre note, ma solamente i rimandi necessari al raggiungimento dello scopo. Ci sono note per gli enti pubblici interessati ad avviare il servizio alla cittadinanza.