La carriera accademica
Prima di iniziare la sua carriera politica, Emanuela Del Re ha svolto a lungo la professione di ricercatrice e di professoressa associata all’Università telematica internazionale “UniNettuno”. Ha iniziato il lavoro nella ricerca presso l’Istituto Universitario Europeo di Fiesole e all’Università “La Sapienza” di Roma, dove ha condotto un insegnamento su cittadinanza e governance europea finanziato dalla Commissione Europea.
I suoi ambiti di studio sono la sociologia e la politica internazionale.
Del Re ha approfondito in modo particolare i temi delle migrazioni e dei rifugiati, i conflitti, le minoranze e le religioni. Insieme a Claudio Paravati, direttore della rivista Confronti, ha ideato e organizzato il Festival “Mondoreligioni – Incontriamo le religioni del mondo”: nel 2017 era infatti coordinatrice nazionale della Sezione di Sociologia della Religione dell’Associazione Italiana di Sociologia (AIS).
Il festival aveva il sostegno della cooperativa “COM Nuovi Tempi”, della John Cabot University e dell’organizzazione no-profit “EPOS International Mediating and Negotiating Operational Agency”, della quale Del Re è stata fondatrice.
Per quanto riguarda i conflitti, invece, già dal 1990 ha iniziato a svolgere ricerca sul campo nei Balcani e nel Caucaso, in Africa e in Medio Oriente. Dal 1994 è stata Osservatrice Elettorale Internazionale per l’UE, l’ONU, l’OSCE in missioni in Sud Africa, Bosnia, Albania, Yemen, Algeria, Ucraina, Jugoslavia, Kenya; in un’occasione è stata responsabile di redarre il rapporto finale della missione che doveva essere presentato ai governi dello Yemen e dell’Algeria.
Nel 2012 Del Re è stata responsabile di una ricerca ad Haifa, in Israele, nell’ambito della “Festa delle feste”, festival che promuove il dialogo tra arabi ed ebrei in Israele: risultato delle sue ricerche è stato il documentario “La risposta di Haifa. Un film sulla coesistenza in Israele”.
Il film-documentario del 2015 “We, the Christians of Iraq” è invece l’esito della ricerca “I cristiani in Iraq, minoranza a rischio, tra emigrazione e persecuzione”.
La viceministra si è occupata anche di Siria: si pensi al progetto di ricerca “My future – I rifugiati siriani e la ricostruzione della società civile in Siria”, che ha prodotto non solo un documentario (“My Future Syria. With and for the Syrian Refugees to rebuild the Syrian civil society”) e alcuni saggi, ma anche la formazione di 5000 rifugiati siriani.
La nomina a Viceministro
Come si intravede dalle sue numerose esperienze di ricerca, Del Re non ha mai considerato la vita accademica come qualcosa di astratto, il suo impegno è sempre stato concreto e orientato verso la cooperazione attiva.
È per questo che si è candidata con il Movimento 5 Stelle alle elezioni politiche del 2018, indicata inizialmente come possibile Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Una volta eletta deputata, è stata nominata Viceministro per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale.
Le sue posizioni sulle migrazioni sono di grande apertura, derivano direttamente da un lungo percorso di ricerche sul campo. Ha infatti dichiarato:
“La presenza degli stranieri, il rapporto con i Paesi di origine, il ruolo delle diaspore nella capacità di trasmettere rimesse sociali e non solo rimesse economiche sono questioni da affrontare con un dialogo aperto e franco. Dobbiamo essere tutti al passo con i tempi, mantenere il ritmo della storia, che è molto incalzante e ci dice che i continenti come l’Africa avanzano e meritano tutta la nostra attenzione e il nostro investimento. Nel caso delle diaspore ci troviamo di fronte a uno strumento fondamentale di integrazione con un contributo grande di energia, capacità e – non dimentichiamolo – esperienza”.
Tra gli impegni del suo primo anno da Viceministro, si ricorda la Conferenza per la Libia tra il 12 e il 13 novembre 2018 a Palermo, i cui esiti sono stati giudicati positivi dal governo.
Il 22 febbraio la Viceministra ha presieduto la riunione preparatoria del Comitato Interministeriale per la Cooperazione allo Sviluppo (CICS), a cui hanno partecipato i rappresentanti delle amministrazioni pubbliche che ne fanno parte.
Oggetto della discussione è stata la bozza del riferimento di base per la Cooperazione italiana allo Sviluppo, ovvero il documento triennale di programmazione ed indirizzo 2019-2021: al suo interno sono resi noti i metodi e gli obiettivi che l’Italia considera centrali nella sua collaborazione con gli organismi europei e internazionali e con le istituzioni finanziarie multilaterali; un altro aspetto da definire sono state le priorità dal punto di vista geografico e settoriale, nonché i criteri con cui intervenire.
Alla bozza nel suo complesso hanno discusso e lavorato le amministrazioni pubbliche, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, la Cassa Depositi e Prestiti ed altri esponenti della società civile che fanno parte del Sistema italiano della Cooperazione allo Sviluppo.
Negli stessi giorni Del Re ha incontrato Alice Albright, amministratore delegato della “Global Partnership for Education” (GPE).
In questa occasione è stato possibile mettere a fuoco possibili vie di collaborazione in Africa, continente che la Viceministra considera da sempre ricco di opportunità e che vuole continuare a valorizzare sia dal lato strategico-politico che da quello culturale.
Non è nuova la collaborazione con il GPE: basti pensare che l’Italia nel 2002 è stata tra gli Stati che hanno contribuito alla sua creazione. Questo ente è il principale partenariato internazionale il cui focus è l’accesso all’istruzione nei Paesi in via di sviluppo e ne fanno parte sia gli Stati donatori che membri della società civile.
Del Re ha quindi anticipato che l’impegno dell’Italia in materia di istruzione sarà tra le priorità del G7 e ha mostrato grande interesse per possibili collaborazioni in Africa sub-sahariana, nel Corno d’Africa in modo particolare. Da parte sua, la Albright ha mostrato la volontà di lavorare con l’Italia anche ai fini della cooperazione allo sviluppo specificamente italiana, in special modo ha citato la questione dell’empowerment femminile.
Recentemente Del Re ha commentato le crisi umanitarie in Siria e in Yemen e lo ha fatto in questi termini: “sono emergenze assolute che hanno costi sociali, economici e umani altissimi. In Siria 12 milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria.
In Yemen l’accesso umanitario è limitato e l’emergenza coinvolge l’80% degli Yemeniti, secondo le Nazioni Unite”.
Si è espressa con soddisfazione a seguito dell’incontro con le ONG italiane che operano su questi territori e ha manifestato l’intenzione del Ministero degli Esteri di esaminare con estrema attenzione le proposte degli operatori sul campo, che meglio di altri possono conoscere le situazioni concrete delle aree che si trovano attualmente in situazioni di conflitto.