(…) la letteratura italiana dall’800 fino ai giorni nostri, e’ anche corrispondente a una sorta di costruzione di sentimenti. Le parole sono scelte in base a determinati obiettivi, le frasi sono scelte per corroborare, con la scelta dei vocaboli e con l’intreccio, anche le emozioni, i sentimenti sia delle persone che vengono descritte sia del lettore. Quindi questa mia lezione, questa mia chiaccherata si basera’ su un’ipotesi che non e’ stata esplorata da nessuno. Psicanalizzare il Manzoni attraverso quello che scrive e cercare di capire come lui consciamente o inconsciamente avesse scelto quei vocaboli, perche’ aveva qualcosa in mente che non tutti vedono all’inizio, o che non tutti percepiscono all’inizio, ma che se ci si fa caso si dice “ma guarda ma forse e’ vero, che strana coincidenza”. E andiamo ad esaminare solo una pagina, la prima pagina del romanzo che per una forma di straordinaria anticipazione riesce a condensare in se’, come la Divina Commedia, tutto il romanzo. Infatti possiamo addirittura fare un paragone e un parallelo tra Dante e Manzoni, perche’ questi due geni della letteratura italiana o gia’ avevano nella loro mente tutto il romanzo e tutta la loro opera a parite dalla prime frasi, oppure hanno voluto scrivere le prime frasi in funzione di un romanzo che era gia’ finito. E adesso vi spiego perche’, facciamo la prima frase.
“Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien quasi a un tratto a restringersi e a prender corso e figure di fiume tra un promontorio a destra e un’ampia costiera dall’altra parte. E il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancora piu’ sensibile all’occhio questa trasformazione. E segni il punto in cui il lago cessa e l’Adda ricomincia, per ripiglia’ poi come di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo lasciano l’acqua distendersi e rallentarvi in nuovi golfi e in nuovi seni.”
Vediamo la musica, l’accelerazione e la decelerazione di questo primo paragrafo.”Quel
ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno”, allora la topografia del lago di Como sono stati scritti fiumi di inchiostro. Il lago di Como e’ fatto un pochino come una specie di animale con due braccia e due gambe. E ci sono, appunto, queste escrescenze, e c’e’ il ramo del lago di Como che e’ appunto una sorta di prolungamento del lago di Como che volge a mezzogiorno, quindi che volge a sud.
“Tra due catene non interrotte di monti”, quindi gia’ abbiamo, se noi ci riflettiamo in questa prima frase abbiamo l’acqua, la pietra. Due elementi che lasciano presagire che il romanzo sara’ un romanzo duro, fondato quindi su due elementi fondamentali. Gia’ dall’inizio l’acqua e le montagne. Perche’ l’acqua? Voi vedrete che le pagine piu’ straordinarie dei Promessi Sposi si basano sull’acqua. Una e’ “L’addio ai monti”, quando Renzo e Lucia prendono il battello per allontanarsi dalla loro casa natale. E questo e’ gia’ come un’anticipazione che l’acqua giochera’ un ruolo fondamentale in tutto il romanzo. Allora, l’addio, la fuga si fa per acqua.
La fuga da qualcosa per la salvezza c’e’ anche in un altro momento chiave del romanzo, che e’ Renzo che scappa da Milano. E come fa a fuggire da Milano? Qual e’ il punto in cui lui si salva finalmente per la seconda volta? Quando lui scappa, scappa non riesce a trovare l’Adda e poi alla fine, quasi per un miracolo, lui di notte sente il chioccolio dell’acqua e riesce a scappare tramite il barcaiolo che era li’ provvidenzialmente. Quindi seconda salvezza. Terza salvezza: quasi alla fine del romanzo, quando si e’ raggiunto un culmine di drammaticita’, perche’ la peste ha mietuto tre quarti della popolazione di Milano, a un certo punto che succede? Si gonfia il cielo e cade l’acqua, e l’acqua costituisce a la salvezza quel punto per tutta la citta’. Quindi vedete come e’ importante gia’ dal primo momento, con la parola lago uno presagisce che l’acqua giochera’ un ruolo determinante nel romanzo, sia come pathos sia come le pagine piu’ belle che non a caso sono “L’addio ai monti”, il pathos di Renzo che riesce a trovare l’Adda per fuggire. Quella frase meravigliosa che dice quando Renzo trova l’Adda e riesce a rendersi conto che era il fiume, Manzoni dice: “Fu come trovare un amico, un fratello, un salvatore. Vedete che e’ crescendo in queste tre parole, quindi l’acqua giocava un ruolo fondamentale.
Le montagne, la pietra, noi le montagne diciamo sono le pietre della terra, sono le ossa della terra. Quindi l’acqua la salvezza, e il contrario questo contrasto tra l’acqua e la pietra, tra la liquidita’ e la solidita’, ci lascia capire che il romanzo avra’ un continuo dialogo tra due momenti, tra due situazioni: una situazione di fuga e una situazione di problema. Quindi tutto quello che e’ la problematica ha a che fare con la pietra, con le montagne. Non a caso quando vengono i barbari, i Lanzichenecchi, tutti si rifugiano sul castello dell’Innominato sulle montagne. Perche’ sceglie “tra due catene non interrotte”, c’e’ qualche cosa, ci sone dei legami, i personaggi evidentemente sono legati, sono incatentati da qualche cosa, che può essere questo qualche cosa? Possono essere delle remore, possono essere dei legami religiosi. Per esempio Lucia si sente incatenata a un voto che lei fa a causa di un momento di sconforto, vedete già queste catene noi ci lasciano presagire che c’e’ qualche cosa nel romanzo che costringera’ i personaggi entro delle catene, dentro delle maglie. “Catene non interrotte di monti”, vedete che le catene non possono essere spezzate facilmente. “Il ramo del lago di Como e’ tutto a seni e a golfi” questo e’ assolutamente un capolavoro di psicanalisi. Se uno va a pensare, nel lessico italiano cosa sono i seni? I seni in prima battuta, cioe’ nella prima accezione della parola, sono delle parti anatomiche delle donne quindi cosa fa immediatamente capire che un personaggio di una creatura, una donna e’ il seno. Perche’ il Manzoni non avrebbe detto ad insenature e a golfi? No ha utilizzato la parola seni che va bene, nella seconda accezione seni vuol dire anche insenatura. Ma la mia teoria e’ che, consciamente o incosciamente, dalla seconda riga il romanzo ha a che fare con una donna.
C’e’ qualche cosa che istituisce un problema, si incentra intorno a una figura femminile, e non e’ solo una figura femminile intesa come figura astratta o madre. No il seno e’ qualcosa di erotico, qualcosa di sensuale, quindi ci dev’essere nel romanzo qualcosa che ha a che fare con delle avventure amorose, con delle problematiche legate alla sessualita’. Non a caso Lucia viene molestata da Don Rodrigo, quindi vedete gia’ dalla seconda riga una persona che sappia leggere dice “ah il romanzo deve contenere qualche cosa”, certo trattato in maniera sublime, che di per se’ potrebbe essere persino scabroso se non venisse analizzato e sviluppato nella maniera religiosa e rispettosa e provvidenziale che e’ quella dei Promessi Sposi. “Allora il ramo del lago di Como viene, a seconda dello sporgere”, vedete, i seni sporgono e rientrano “a seconda dello sporgere o rientrare di quelli”. Vedete che c’e’ qualche cosa che ha a che fare con dei movimenti, delle avanzate e delle retrocesse.
Vedete questa, adesso piano piano da una pace iniziale, che era quella della poesia “Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno tra due catene non interrotte di monti” c’e’ come una prima pagina di quite prima della tempesta, di attesa della tempesta. Poi la narrazione viene ad essere concitata, “viene a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien quasi a un tratto a restringersi e a prender corso e figure di fiume tra un promontorio a destra e un’ampia costiera dall’altra parte.”. Vedete come cominciamo a movimentare il racconto. “E il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancora piu’ sensibile all’occhio questa trasformazione.” Ah ah dice c’e’ qualcosa che ci suggerisce che c’e’ una specie di aggrappamento che qualcuno vuole legare tra il problema e la sua soluzione.
Padre Cristoforo per esempio, Padre Cristoforo e’ un ponte per questi poveretti. “E segni il punto in cui il lago cessa e l’Adda ricomincia”, vedete che si crea una prima idea di quella che sara’ poi la confusione creata nei Promessi Sposi dalla, per esempio dalla paura, dalla fobia di Don Abbondio che crea una confusione. Vedete come non si sa piu’ se e’ lago, se e’ fiume. “Per ripigliare ancora nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo lasciano l’acqua distendersi e rallentarvi in nuovi golfi e in nuovi seni.”. Vedete che alla fine ci lascia presagire che il romanzo avra’ un inizio, un concitare di avvenimenti per cui probabilmente le persone devono scappare, come e’ la verita’. Un momento di confusione che non si sa dove sta Renzo, dove sta Lucia, Renzo deve scappar via. E poi alla fine grazie a Dio “le acque si rallenteno e si distendono in nuovo golfi e nuovi seni”, che vuol dire che alla fine quella che all’inizio era una sessualita’ problematica, alla fine probabilmente diventera’ una sessualita’ appagata col matrimonio in effetti dei due protagonisti. “La costiera formata dal deposito di tre grossi torrenti”, deposito di torrenti, devi qua c’e’ qualche cosa che si deposita, un sedimento. Tutto quello che e’ sedimento e’ qualcosa che viene ad appensantire una situazione. “Scende appoggiata dai monti contigui, l’uno e’ detto di San Martino l’altro – con voce lombarda – il Resegone dai molti suoi cucuzzoli in fila che in vero lo fanno assomigliare a una sega”. Altro capolavoro psicanalitco, c’e’ qualche cosa che tormenta, che tortura i personaggi come una sega. “Dai molti suoi cucuzzoli in fila”, vedete che c’e’ proprio una figurativita’ del Manzoni che ci fa pensare come questi denti di una sega, uno potrebbe addirittura dire per continuare il paragone e il parallelo con l’acqua, pensare ai denti aguzzi di uno squalo, di un pesce spada, di un animale mostruoso che vuole dilaniare nella sua bocca i protagonisti di questo romanzo. Il resegone, la sega: Identificazione del panorama con uno strumento di tormento, di tortura, di problematica. Pero’ al tempo stesso questo strumento, questa sega, e’ come se fosse un punto distintivo di tutto il romanzo. “Tal che non e’ chi al primo vederlo” cioe’ questa catena che sembra una sega puche’ sia di fronte, “come per esempio di sulle mura di Milano che guardano a settentrione”.
Allora qui dice ma perche’ il Manzoni fa questo richiamo? Cioe’ questo panorama di questa sega e’ immediatamente riconoscibile per esempio a chi sta sulle mura di Milano. “E che guarda a settentrione, e che lo discerne a un tal contrassegno”, cioe’ riesce a distinguere il Resegone a un tal contrassegno vuol dire a una tale identita’ con una sega, come non riesca chi guarda da Milano a distinguere quel specifico monte Resegone che gurda caso e’ proprio il monte che incombe su Lecco e sul territorio dei nostri protagonisti. Allora lui immediatamente lo riconosce quel monte di sega “in quella lunga e vasta giogaia”. Cos’e’ la giogaia? La giogaia e’ il giogo dei buoi che soffrendo danno il pane agli uomini. Allora dice in quella lunga e vasta giogaia, pensiamo un po’ in senso metaforico qual e’ la lunga e vasta giogaia? E’ l’avventura dell’uomo, cioe’ l’avventura dell’uomo sulla terra e’ come se fosse l’avventura di una coppia di buoi che, per guadagnare il pane e per arrivare alla fine della sera, devono con se’ sottoporsi al giogo delle miserie quotidiane e delle sofferenze quotidiane per avere il premio promesso. Vedete come e’ tutto meravigliosamente spiegato, concatenato.
Io non credo che il Manzoni fosse uno psicanalista, quindi io credo che nella vigna del vocabolario delle sue parole, lui abbia vendemmiato inconsciamente quei vocaboli che potevano piu’ aiutarlo a spiegare e a rendere quelle che erano poi le avventure del romanzo. Vi faccio un altro parallelo. Vi ho chiesto prima, ho fatto questa domanda retorica, perche’ Manzoni parla di chi sta sulle mura di Milano?
E di chi guarda e lo riconosce quella specifica catena di monti, il Resegone? Che bisogno c’e’ di mettere qui nel primo paragrafetto questo richiamo? Pensiamoci un po’, quale puo’ essere nel romanzo il punto in cui serve dire ah ma il Manzoni l’aveva detto nella prima parte. Allora ricordiamoci che succede quando Renzo va a Milano. Renzo scappa via, si avvia a Milano con una lettera per il Padre Bonaventura, che era il padre del convento dei Cappuccini di Milano. E cammina cammina arriva alle porte di Milano, bussa al convento e gli dicono “Padre Bonaventura non c’e’ figliolo, andate in chiesa a fare un’orazione, ritornate tra un po’ e troverete Padre Bonaventura”. Renzo che era un ragazzo, Renzo c’avra’ avuto 19 anni, dice ma che scherziamo io sto qui a Milano mi faccio un giretto, e prima di fare un giretto sulle mura di Milano da’ un’occhiata e vede il Resegone. E gli prende un magone nel corpo e dice guarda li’ sta la mia casa. Vedete come mirabilmente collegato in questi due punti chiave del romanzo.
Che succedera’? Renzo non da’ retta al Padre Bonaventura, Renzo si avventura a Milano e e’ l’inizio dei suoi grossi problemi, perche’ vede la gente che si avviava al Forno Delle Grucce e lui va e diventa quello che si chiamerebe oggi un agitatore proletario. Renzo comincia ad affascinarsi per questa problematica e partecipa alla furia della folla che vuole assediare il Forno Delle Grucce. Comincia a gridare “pane, pane agli affamati eccetera” e poi con una tipica trasformazione della psicologia della folla cambia idea. Quando vede la polizia viene per liberare il Ferrer, che era il vicario di provvigione, Renzo passa a 180 gradi come spesso succede nelle folle. Se c’e’ qulacuno che riesce a dirigere la folla, la folla beota per sua conformazione perche’ la folla non ragiona, la folla segue. Allora Renzo in quel momento si e’ creato un altro polo di attenzione che e’ quello dei polizziotti, e Renzo cambia idea: da assalitore del Forno Delle Grucce, Renzo diventa difensore del Forno Delle Grucce. E da li’ prende avvio poi il fatto che lui poi verra’ identificato come il principale artefice della sommossa al Forno Delle Grucce, verra’ condannato e dovra’ effettivamente scappare via dal territorio di Lecco per raggiungere il cugino Bortolo, come noi sappiamo. Vedete come le due cose sono collegate.
“Per un buon pezzo la costa sale”, vedete allora che c’e’ qualcosa, comincia un terreno in salita. “La costa sale con un pendio lento”, quindi c’e’ un inizio di sofferenza, un inizio lento e continuo, “poi si rompe in poggi e in valloncelli, in erte e in ispianate, secondo l’ossatura dei monti e il lavoro delle acque”. Vedete gia’ come vediamo che c’e’ la vita fatta da una salita poi c’e’ un momento in cui la gente puo’ tirare fiato, si rompe, c’e’ una situazione come se si rompe. C’e’ una situazione di problematica, c’e’ come una diga che si rompe quindi bisogna ricostruire la dita e poi alla fine c’e’ una pace.
“Il lembo esterno, tagliato dalla foce dei torrenti, e’ quasi tutto ghiaia e ciottoloni”, perche’ il Manzoni non dice ghiaia e ciottoli, ghiaia e pietre? No, ciottoloni. Che cosa ci fa venire in mente questa parola ciottoloni? Che ci devono essere delle cose pesanti, un ciottolo e’ un ciottolo che tu puoi dare un calcio e lo mandi via, un ciottolone gia’ non puoi dare un calcio. Ti fai male al piede, lo devi raccogliere e spostare. Allora altro enjambement come si dice in francese, altro collegamento, altra bretella come diremo oggi in linguaggio autostradale. Qual e’ la bretella del termine ciottoloni? Ci viene subito in mente l’inizio vero del romanzo che e’ un po’ piu’ in la’. Don Abbondio e’ una figura tratteggiata in maniera mirabile, questo quadro direi quasi dell’800 verista che ci fa vedere questo parroco di campagna. Ve lo leggo e’ proprio qua. “Diceva tranquillamente il proprio uffizio e talvolta, tra un salmo e l’altro chiudeva il breviario tenendovi dentro per segno l’indice della mano destra. E messa poi questa nell’altra dietro la schiena”, vedete come Don Abbondio quasi abbandona la religione per potersi incamminare nella campagna e godere della campagna. Vedete dalla sacralita’ si passa alla profanita’. “Proseguiva nel suo cammino guardando a terra”, quindi vedete guardando a terra, Don Abbondio non e’ un tipo di alta spiritualita’, e’ un tipo come diremmo noi, e utilizziamo un solecismo: e’ come la “porcacchia”, e’come Don Abbondio che resta a terra. “Guardando a terra”, non e’ capace di guardare in alto. “Guardando a terra” e sentite adesso “e buttando un piede verso il muro i ciottoli che facevano inciampo nel sentiero”. Don Abbondio li butta via i ciottoli, li butta via queste trascuratezze, tutto quello che poteva ostacolare la sua vita sedentaria, calma, tranquilla, lui tutte quelle cosettine, i disturbetti li cacciava. I ciottolini li cacciava con il piede. Allora quando noi veniamo, ritorniamo a prima, “Il lembo esterno, tagliato dalla foce dei torrenti, e’ quasi tutto ghiaia e ciottoloni”, sono cioe’ cose che non possono essere tolte con il piede, quindi vedete gia’ e’ quasi come dicesse Manzoni, ahime’ Don Abbondio fino adesso c’era riuscito a scalzare i ciottoli, adesso si incontra con un ciottolone che sono infatti i Bravi.
“Il resto” adesso guardate c’e’ una parte di differenziazione, “ghiaia e ciottoloni”. Adesso il Manzoni lascia vedere che in questo paesaggio crudo pero’ c’e’ la parte di bellezza. Lui era profondamente innamorato della sua terra lombarda e ce lo dice in tre righe che lasciano presagire il paradiso. “Il resto campi e vigne sparse di terre, di ville, di casali”, vedete come gia’ dice oh c’e’ la montagna pero’ sulla pianura ci sono le ville, i casali, in qualche parte boschi. Gia’ pare di vederli, che c’e’ un paesaggio di natura molto bella. “Boschi che si prolungano su per la montagna.”. Allora non e’ vero che le montagne sono solo ghiaia e ciottoloni e pietre. Da qualche parte la natura riesce ancora a conquistare la bellezza del paesaggio. “Lecco”, la principale di quelle terre, e che da’ il nome al territorio, “giace”. Perche’ Manzoni non dice Lecco sta, Lecco si trova. Vedete come giacere e’ nel lessico italiano un sinonimo riposare pero’, siccome mi interessa la lettura psicoanalitica, prima di tutto giace sta ferma. Giacere vuol dire Lecco sta li’, non si muove, vedete come un ciottolone, come un pietrone. Quindi c’e’ qualche cosa di stantio che impedisce la dinamica e che impedira’ infatti a Renzo di potersi difendere. L’Azzeccagarbugli che sta li’, che non muove, che difende solo gli interessi della classe dominante, e’ quasi una personificazione di Lecco che giace, Lecco che sta li’. Vedete come c’e’ questo sentimento di pesantezza. Vi diro’ di piu’, giacere nel lessico italiano e’ una parafrasi di commettere un atto sessuale, giacere con la propria moglie, giacere con una donna e’ anche l’espressione dell’atto sessuale. Allora Manzoni a mio avviso non percepiva il contenuto psicanalitico di queste sue parole, noi possiamo a posteriori pensare che Manzoni aveva bene in mente come il suo romanzo, velato e ammantato di letteratura e di prosa sublime, in realta’ e’ un romanzo rivoluzionario per quei tempi. Perche’ parlava di dettagli e di argomenti che, se fossero stati trattati in maniera volgare, potrebbero essere stati veramente molto scabrosi.
“Lecco giace, poco disposto dal ponte alla riva del lago, anzi viene in parte a trovarsi nel lago stesso quando questo ingrossa”, vedete l’acqua, l’importanza dell’acqua. Perche’ l’acqua puo’ essere salvezza e puo’ essere periocolo e quindi Lecco si trova dentro al lago. Vuol dire Lecco viene inondata dal lago quando il lago ingrossa.
“Un gran borgo al giorno d’oggi e che si incammina a diventare citta’”. Al giorno d’oggi Lecco e’ diventata grande ma ai tempi in cui accaddero i fatti che prendiamo a raccontare. “Quel borgo, gia’ considerabile, era anche un castello”, in latino castello castellum e’ un luogo in cui c’e’ una bella divisione amministrativa dei territori, c’e’ un comandante, un capo. Infatti Fermo aveva 49 castella, castella vuol dire che Fermo era un pochino come il re di un cirdondario che aveva i suoi sudditi e suoi sindaci. Quindi castellum era un borgo amministrativamente centralizzato, “era anche un castello e aveva percio’ l’onore di alloggiare un comandante”. Qui comincia la famosa ironia del Manzoni, perche’ un onore alloggiare un comandante? Vuol dire che ci deve essere qualche scherzetto qua intorno no? “L’onore di alloggiare un comandante, il vantaggio di possedere una stabile guarnigione di soldati spagnoli”.
E qui e’ molto ironico, ovviamente non era un vantaggio avere una stabile guarnigione di soldati spagnoli, tanto piu’ che stabile vuol dire che questi poveracci non potevano muoversi, non erano gente del posto, erano persone spaesate, e come spaesate. Vedete come c’e’ il contrasto tra l’immobilita’ di Lecco e la mobilita’ di questi soldati spagnoli che vengono dalla Spagna e boom, vengono catapultati in una prigione da cui vorrebbero evadere. Non potendo evadere, essendo quindi li’ senza famiglia, che fanno? “Insegnavano la modestia alle fanciulle e alle donne del paese”.
L’espressione di una ironia e di una eleganza incredibile che vuol dire tutto. Che vuol dire insegnavano la modestia? Vuol dire che le ragazze e le donne del paese erano gia’ modeste, perche’ la modestia ai tempi del Manzoni, e ancora di piu’ nel 1628 e’ il momento dell’azione storica del romanzo, era una caratteristica precipua delle donne di buona famiglia o comunque delle donne di decorosa condizione. Le donne immodeste erano le cortigiane, e perche’? Perche’ le cortigiane per editto della regia, o insomma per editto della potenza del governo, dovevano andare a capo scoperto. Per quello il velo e’ considerato la modestia, uno oggi ti direbbe dovrebbe essere il contrario cioe’ la persona svergognata dovrebbe coprirsi. Invece no per riconoscere le donne modeste dalle donne immodeste, che cioe’ esibivano le proprie grazie o disgrazie per poterle vendere, dovevano essere senza veli. “Quindi vi e’ piu’ le donne modeste dovevano ammantarsi di veli perche’ il soldati spagnoli glieli volevano togliere”. Insegnare la modestia vuol dire le affrontavano e le favevano diventare sfrontate. Nel lessico italiano una persona sfrontata e’ una donna immodesta, ma una donna sfrontata vuol dire anche che ha la fronte libera.
Apposta quando diciamo donna sfrontata, ragazzo sfrontato, ragazzo sfrontato e’ immodesto, inverecondo e in qualche maniera legato alla prostituzione. Sfacciato si, senza faccia, con la faccia scoperta. “Insegnavano la modestia alle fanciulle e alle donne del paese, accarezzavano di tempo in tempo le spalle a qualche marito”. Altra ironia, vuol dire che mica li accarezzavano ovviamente, bastonavano con i loro bastoni i mariti, a qualche padre, i mariti o i padri che volevano entrare, soccorrere le loro mogli o le loro figlie che venivano molestate dai soldati spagnoli. “E sul finir dell’estate, non mancavan mai di spandersi nelle vie”, vedete questo spandersi, come i corvi. Vedete c’e’ un altro bellissimo paragone nei Promessi Sposi di una mandria di corvi che si spande nelle campangne e questi corvi sono come i soldati spagnoli che si spandono nelle vigne, cioe’ che si sparpagliano nelle vigne quando ci sono i grappoli maturi. “Per diradar l’uve”, per diradar l’uve, per spilluccare le uve, i grappoli “e alleggerire ai contadini le fatiche della vendemmia”. Altra sublime espressione di ironia, i contadini figuriamoci la fatica e’ come quella dei buoi della giogaia di cui parlavamo sopra. Le fatiche della vendemmia sono fatiche belle, sono fatiche allegre perche’ alla fine c’e’ il premio che e’ il vino. E allora i contadini non vogliono essere alleggeriti, quindi qui sta l’ironia del Manzoni dicendo che i soldati spagnoli alleggeriscono le fatiche cioe’ sottraggono ai contadini il frutto del loro lavoro.