Japan-Europe “Kizuna” Project

Simposio internazionale all’IIC di Tokyo

20 luglio 2011

Lo scorso 3 luglio l’Istituto italiano di cultura ha co-organizzato e ospitato la giornata del simposio “Japan-Europe “Kizuna” Project Embracing Solidarity and Diversity in Community” promosso dalla Japan Foundation e da EUNIC Japan (European Union National Institutes for Culture), e dedicato al concetto di “comunità” nelle più diverse articolazioni, ma con particolare attenzione al senso di questo termine nelle culture giapponesi ed europea: solidarietà reciproca, entità geografica, senso di identità linguistica o condivisione di un passato, di un’eredità culturale comune.
Le tre sessioni della giornata hanno preso in esame, con performance artistiche e interventi di politici e intellettuali, i diversi modi di essere comunità:

1. Lingue, dialetti e comunità: Gary Shannon, irlandese, ha illustrato ed esemplificato con un’esibizione al flauto l’importanza della musica folclorica per i suoi connazionali e gli sviluppi storici di questa tradizione culturale. Il Dott. Harutsugu Yamaura ha descritto le peculiarità linguistiche della comunità Kesen del Tohoku, di cui ha iniziato il recupero molti anni fa e che sta portando avanti con crescente coinvolgimento di giovani e meno giovani. I solisti bulgari Alexander Lialos e Dessislava Tcholakova hanno eseguito brani musicali di compositori bulgari di fama europea che hanno introdotto nei canoni della musica classica elementi provenienti dalla musica folclorica tradizionale.

2. Comunità nelle avversità: il Dott. Dario Barnaba, Segretario della Associazione Bancaria Italiana del Friuli Venezia Giulia ha descritto e tracciato un bilancio dell’esperienza della sua regione nella ricostruzione del tessuto economico e sociale dopo il grave terremoto del 1976. Il prof. Takashi Murakami della Miyagi University, fondatore di una associazione non profit per le aree colpite dallo tsunami e titolare di alcuni progetti interattivi di arte contemporanea, ha sottolineato l’importanza di nutrire non solo il corpo ma anche lo spirito delle popolazioni colpite, per aiutarle a elaborare il lutto che le ha colpite e ad affrontare con rinnovata forza d’animo le sfide del futuro. Il musicista Chikuhou Ohtomo ha dimostrato come antichi strumenti della tradizione giapponese shakuhachi e koto possono esprimere la meno convenzionale delle musiche: il jazz.

3. Diversità nelle comunità: lo scrittore portoghese Rui Zink ha esemplificato, in una suggestiva narrazione che ha preso le mosse dalla sua quotidianità, l’importanza della compassione, nel senso etimologico del termine: condivisione con l’altro dei suoi sentimenti di gioia o dolore. La Dott.ssa Carola Hommerich del German Institute for Japanese Studies ha esposto i risultati della sua ricerca sul senso di esclusione sociale e sulle sue cause così come percepito dai un campione di quasi 1700 giapponesi intervistati. Infine l’inglese Elizabeth Oliver, fondatrice di ARK (Animal Refuge Kansai), con filmati e immagini, ha portato alla ribalta un aspetto delle conseguenze dello tsunami poco coperto dai media: l’emergenza animali abbandonati sia domestici che di allevamento,che il suo gruppo sta cercando di fronteggiare ma con mezzi assolutamente insufficienti.

Hanno moderato gli interventi e i dibattiti alla fine di ogni sessione James Jason Direttore del British Councildell’EUNIC e il Dott. Hara rappresentante della Japan Foundation. Oltre al selezionato pubblico, hanno presenziato all’evento esponenti degli istituti di cultura di alcuni paesi europei (Bulgaria, Germania, Inghilterra, Irlanda, Portogallo, Spagna) e ha presenziato Sua Eccellenza Jose’ de Freitas Ferraz, Ambasciatore del Portogallo.