mary mazzilli

A colloquio con Mary Mazzilli

Con una laura in danza dal college Bretton Hall, Università di Leeds. Annarita Mazzilli ha continuato a studiare ottenendo un diploma nazionale superiore (HND) in Performance di danza presso la Scuola scozzese di Danza Contemporanea, Dundee College. Nel 2006 divenne membro della compagnia di danza Transitions (il gruppo prestazioni del Laban Centre) e nel mese di aprile 2007 ha completato il suo Master in Performance di danza presso il Laban Centre, City of London University. Durante la sua formazione Annarita ha lavorato con Janet Smith, Thomas Small, David Hughes e Jane Mason. Si è esibita ampiamente a una serie di eventi e luoghi, tra cui ‘Body-words’ (2009) e ‘Dialogues’ (2007) Festival Internazionale di San Pietroburgo, Resolutions (2007-corrente), Choreodrome (2005), Dansopolis Danza Comunità Festival (2004). Annarita Mazzilli e’ stato membro della compagnia di Danza MK Dance Theatre Company (Austria). Attualmente è un artista associato di Dance Physics e La Strada Fashion Circus.

Annarita Mazzilli è coinvolta in progetti di danza a Londra. Attualmente sta lavorando come coreografa e regista di movimento per la compagnia di teatro Lumenis. I suoi ultimi pezzi di danza Casa e ‘I thought I loved you but it was just how you looked in the light’ sono stati presentati in vari teatri e spazi di londra, tra cui l’Arena O2 nel mese di aprile 2011 come parte di La Strada Moda Circo evento. Insegna anche danza a professionisti e non professionisti in Gran Bretagna. Le organizzazioni con cui attualmente sta lavorando sono: Central School of Ballet, Birbeck University ed è cordinatrice del settore di–Performing Arts per Tower Hamlets Council- Lifelong Long Learning (Londra). 



Quando hai iniziato a sviluppare una passione per la danza?

Ho iniziato lezioni di danza classica quando avevo 10 anni ed ho rapidamente sviluppato una passione. Sono sempre stata molto brava a comunicare attraverso il movimento, il disegno e la pittura. Da bambina i miei genitori dicevano che sarei diventata un ballerina perche’ non potevo stare mai ferma e mi divertivo ad intrattenere tutti con dei brevi balletti! Ho studiato arte presso l’Istituto Statale D’Arte di Bari e ha preso lezioni di Balletto, danza moderna / jazz e contemporanea ogni pomeriggio. Quando avevo 16 anni ho frequentato una scuola estiva della Royal Academy of Dance di Londra, dove ci hanno portato a vedere una rappresentazione di Giselle al Royal Opera House. Questa esperienza ha fatto un’impressione molto forte su di me e sapevo che dovevo fare quello che potevo per diventare una ballerina professionista e trasferirmi a Londra. 



Parlaci della tua coreografia – CASA

E’ un saggio di danza teatrale con elementi di improvvisazione strutturata. Il lavoro esplora i temi di identità culturale e di alienazione personale pur vivendo in una cultura globale. La coreografia illustra come interrelazione umana, senso della comunità e la solitudine sono parte della lotta quotidiana per adattarsi e sopravivvere nella societa` moderna. 
Il pezzo è un collage di immagini fisse e bozzetti stilizzati ispirati da situazioni tipiche della vita quotidiana, come quella di una folla di persone in un luogo pubblico. Mentre il pezzo si sviluppa, i personaggi che indossano grandi cappotti pesanti prendono vita e interagiscono tra loro. I temi universali di un senso di appartenenza e ciò che rende una casa luogo sono esplorate anche se ogni personaggio è nel loro viaggio personale. 



Quando e dove hai rappresentato Casa?

Casa è stata in scena al Teatro del Popolo di Camden come parte del Fringe Festival 2010 Camden e successivamente al The Blue Elephant Theatre, Kennington nel maggio 2011. 
Casa ha dimostrato di essere un pezzo che funziona con altrettanto successo in spazi esterni al di fuori del teatro. Sezioni del pezzo sono state eseguite presso lo spazio in Docklands di Londra (2009), Victoria Train Station (2010), Bexleyheath Centro Commerciale (2010 Festival BigDance), e St Pancras International (2011 evento organizzato da Scenepool). 
Il saggio verra` presentato presso il Kings Head Theatre, Islington entro la fine dell’anno. 


Come ha risposto il pubblico a Casa?

Molte persone hanno provato una forte esperienza, riuscendo ad identificarsi con i deversi personaggi e provando il senso di isolamento e di lotta espresso metaforicamente attraverso l’utilizzo di cappotti. London Dance ha riportato: “Cinque dei sei ballerini indossano pesanti cappotti di lana, che Mazzilli usa sapientemente per suggerire e simboleggiare i vari aspetti del essere umano e della sua situazione nel mondo.” l’immagine evidente visiva di ballerini in cappotti alludende all’imagine di pendolari che si recano a lavoro. Questo da allo spettatore l’illusione di guardarsi in uno specchio, e vedere se stessi e elementi della loro loro vita quotidiana. 
 Parlaci del processo coreografico.

Come fa a trasformare idee in movimento?

Di solito inizio con un’immagine. Poi esploro questa immagine attraverso giochi e improvvisazioni creative nello studio di danza finché non raggiungo una notevole quantità di materiale interessante per creare un pezzo. Tutti gli aspetti della narrazione si sviluppano e diventano evidenti durante questo processo. Il mio lavoro si avvale di improvvisazione strutturata non solo nel processo di lavorazione, ma anche sul palco, questo mostra la collaborazione tra me ei miei ballerini. Io valuto` con fermezza la creatività artistica ‘e la personalità dei miei ballerini e ogni volta che il pezzo viene eseguito o viene messo in scena in una locazione diversa mi piace dare loro la libertà di esplorare e rispondere a ciò che li circonda entro i confini della struttura coreografica. A causa di questo durante il processo coreografica, un bel po ‘di tempo è speso per sviluppare fiducia reciproca e comprensione tra me e il gruppo con cui sto lavorando. 
Come avviene il processo di interpretazione? 
Di solito a causa della natura flessibile del mio processo artistico, il lavoro può essere facilmente eseguito anche al di fuori delle mura del teatro. In particolare mi piace coreografie e strutturare il mio lavoro in sezioni (scene) che anche se eseguite in un ordine diverso e in luoghi diversi conserva l’integrità del suo intento coreografico ma apre possibilita’ per diverse interpretazioni. 
 


C’è un tema ricorrente nel tuo lavoro?

Sono sempre stata interessata alla interazione umana e ho esplorato temi legati alla identità culturale e di integrazione all’interno di una società e le sfide che affrontano le persone che si trovano a dover fare una nuova vita in una nuova cultura. Questo è strettamente legato alla mia esperienza personale di trasferirsi in Inghilterra 12 anni e alla pressione come artista di far si` che la propria ‘voce’ venga sentita nella super-società delle città multiculturali di oggi. Interrelazioni umane, senso della comunità, l’amicizia, la famiglia e la solitudine sono tutti temi importanti nel mio lavoro. 
 


Chi è il tuo coreografo preferito?

E’ la coreografa tedesca Pina Bausch è stata una grande influenza su di me. E ‘stata responsabile dello sviluppo dello stile Tanztheater che porta elementi di non-danza nelle sue opere. Ha lavorato molto con l’uso della voce ed elementi multimediali, e con artisti formati in diverse discipline al di fuori della danza come musicisti e attori, contraddicendo la visione piu` conosciuta su ciò che costituisce la danza. Un aspetto importante del suo lavoro è stato anche l’uso di oggetti inanimati come un modo di trasmettere idee. Un noto esempio di questo è nella sua versione della Sagra della Primavera, in cui i ballerini si esibiscono a piedi nudi su un palco ricoperto di terreno. Ho interpretato questo come un tentativo di creare una connessione tra il mondo esterno e il mondo astratto della danza. 



Come si ottiene questo ‘collegamento’ nel tuo lavoro?

Per il saggio Casa ho utilizzato i cappotti. Nel mio lavoro più recente ‘Pensavo di amarti ma era come ti guardava la luce’, una camicia da uomo rappresenta la rottura del rapporto tra due persone.


Quali sono le sfide affrontate da un coreografo in questi giorni?

Ovviamente il problema principale per i coreografi è trovare un adeguato finanziamento per i loro progetti. Finanziatori potrebbero essere riluttanti a investire in piccola produzione di nuovi progetti di danza dove la promessa di un ritorno del loro investimento può essere poco o nulla, quindi di solito quelli di noi che vogliono mettere il proprio lavoro sul palcoscenico spesso sono costretti a finanziare se stessi. Come nel Fringe di Londra, anche la danza ha un budget ridotto e ballerini e coreografi spesso fanno molte ore di lavoro non retribuito per farsi conoscere. La danza contemporanea è più popolare che mai oggi, quindi c’ è più competizione. 


Qual è il suo prossimo sogno?

Avere una delle mie coreografie eseguite al teatro Sadlers ‘Wells di Londra o alla piazza Trafalgar Square, a viaggiare per trovare ulteriore ispirazione per il mio lavoro. 
 Qual è il suo messaggio ai giovani in giro per il mondo alla ricerca di se stessi? Esplorare, condividere, ascoltare, imparare, essere orgogliosi dei propri sogni e origini, ma rispettare e valorizzare le persone e le culture che incontreranno. Non si può mai smettere di imparare e di ogni esperienza nella vostra vita si forma la persona che c’e` in noi.


book fair tokyo

Tokyo International Book Fair 2011

Partecipazione dell’IIC di Tokyo

21 luglio 2011

Anche quest’anno, da giovedì 7 a domenica 10 luglio, l’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo ha partecipato con un proprio stand alla Tokyo International Book Fair, il più significativo appuntamento dell’editoria internazionale in Giappone e la più importante fiera internazionale del libro dell’area asiatica.

Giunta alla 18esima edizione, con circa 1.000 stand, la fiera del libro di Tokyo è stata visitata quest’anno da circa 75.000 persone. Durante la cerimonia di inaugurazione, il padiglione italiano è stato visitato dal Principe e dalla Principessa imperiali Akishino, ai quali il Direttore Umberto Donati ha mostrato alcuni libri in esposizione e ha fatto omaggio di una copia de “Il Visitatore”, il libro di Vittorio Volpi dedicato alla figura di Alessandro Valignano, Visitatore Apostolico in Asia, tradotto in giapponese a cura dell’Istituto.

Lo stand italiano, i cui costi di affitto e di realizzazione sono stati interamente sostenuti dall’IIC, ha presentato circa 280 pubblicazioni di 28 case editrici italiane a cui si devono aggiungere i cinque finalisti del premio Strega 2011 e i 20 vincitori del Premio Andersen. In esposizione, oltre ai libri per adulti, una sezione intera dedicata al libro per l’infanzia che, in Giappone, costituisce una fetta importante del mercato librario nazionale e al momento rappresenta il settore più fiorente per quanto riguarda le opere straniere.

Al padiglione italiano erano presenti anche i rappresentanti di alcune case editrici che, attraverso gli incontri e gli appuntamenti fissati, hanno aperto trattative promettenti per la vendita dei diritti di alcune opere. In questa direzione si è mosso con un certo successo anche l’IIC Tokyo che, in collaborazione con alcune case editrici (Einaudi, Fandango, Maurispagnol, Minimumfax, Mondadori) ha promosso la conoscenza della giovane narrativa contemporanea per la traduzione in giapponese. Un primo risultato in questo senso è già stato raggiunto: il romanzo Otranto di Cotroneo edito da Mondadori è già stato opzionato da un’agenzia giapponese. Per gli altri sono in corso contatti.

I visitatori dello stand dell’Istituto sono stati complessivamente circa 10.000, tra specialisti e operatori del settore (non solo giapponesi ma anche di altri paesi asiatici quali Cina, Malesia, Corea, e Taiwan) e pubblico qualificato. Inoltre lo stand italiano, che per valutazione degli organizzatori è stato uno dei più visitati tra quelli dei paesi ospiti, ha anche predisposto la vendita diretta di alcuni titoli, un servizio (in collaborazione con la libreria specializzata in testi italiani Italia Shobo) non offerto dagli altri paesi europei presenti e molto apprezzato dai lettori.

L’Istituto partecipa alla Tokyo International Book Fair per la quinta volta e, la risposta dei singoli Editori, sia italiani che giapponesi, è cresciuta in risultati tangibili ogni anno. A titolo d’esempio si cita il caso di Atlantyca (detentrice tra l’altro dei diritti del best e long seller Geronimo Stilton, la celebre serie di romanzi per i ragazzi) che nell’anno 2010 ha utilizzato i servizi messi a disposizione dall’Istituto con risultati estremamente lusinghieri, tanto da versare un contributo pur di essere rappresentata dallo stand approntato dall’IIC Tokyo. Se anche quest’anno i risultati saranno altrettanto lusinghieri si ritiene opportuno di percorrere questa strada (sponsorizzazioni e sostegno finanziario dagli editori) per abbattere gli onerosi costi di realizzazione di tale iniziativa, anche di fornte all’inspiegabile, in quanto le nostre richieste sono rimaste senza risposta, mancanza di collaborazione da parte delle associazioni di settore, fatti salvi il Premio Andersen e il Premio Strega (che ha, tra l’altro, nell’IIC uno dei circoli di lettura che contribuisce alla selezione della cinquina).


Japan-Europe “Kizuna” Project

Simposio internazionale all’IIC di Tokyo

20 luglio 2011

Lo scorso 3 luglio l’Istituto italiano di cultura ha co-organizzato e ospitato la giornata del simposio “Japan-Europe “Kizuna” Project Embracing Solidarity and Diversity in Community” promosso dalla Japan Foundation e da EUNIC Japan (European Union National Institutes for Culture), e dedicato al concetto di “comunità” nelle più diverse articolazioni, ma con particolare attenzione al senso di questo termine nelle culture giapponesi ed europea: solidarietà reciproca, entità geografica, senso di identità linguistica o condivisione di un passato, di un’eredità culturale comune.
Le tre sessioni della giornata hanno preso in esame, con performance artistiche e interventi di politici e intellettuali, i diversi modi di essere comunità:

1. Lingue, dialetti e comunità: Gary Shannon, irlandese, ha illustrato ed esemplificato con un’esibizione al flauto l’importanza della musica folclorica per i suoi connazionali e gli sviluppi storici di questa tradizione culturale. Il Dott. Harutsugu Yamaura ha descritto le peculiarità linguistiche della comunità Kesen del Tohoku, di cui ha iniziato il recupero molti anni fa e che sta portando avanti con crescente coinvolgimento di giovani e meno giovani. I solisti bulgari Alexander Lialos e Dessislava Tcholakova hanno eseguito brani musicali di compositori bulgari di fama europea che hanno introdotto nei canoni della musica classica elementi provenienti dalla musica folclorica tradizionale.

2. Comunità nelle avversità: il Dott. Dario Barnaba, Segretario della Associazione Bancaria Italiana del Friuli Venezia Giulia ha descritto e tracciato un bilancio dell’esperienza della sua regione nella ricostruzione del tessuto economico e sociale dopo il grave terremoto del 1976. Il prof. Takashi Murakami della Miyagi University, fondatore di una associazione non profit per le aree colpite dallo tsunami e titolare di alcuni progetti interattivi di arte contemporanea, ha sottolineato l’importanza di nutrire non solo il corpo ma anche lo spirito delle popolazioni colpite, per aiutarle a elaborare il lutto che le ha colpite e ad affrontare con rinnovata forza d’animo le sfide del futuro. Il musicista Chikuhou Ohtomo ha dimostrato come antichi strumenti della tradizione giapponese shakuhachi e koto possono esprimere la meno convenzionale delle musiche: il jazz.

3. Diversità nelle comunità: lo scrittore portoghese Rui Zink ha esemplificato, in una suggestiva narrazione che ha preso le mosse dalla sua quotidianità, l’importanza della compassione, nel senso etimologico del termine: condivisione con l’altro dei suoi sentimenti di gioia o dolore. La Dott.ssa Carola Hommerich del German Institute for Japanese Studies ha esposto i risultati della sua ricerca sul senso di esclusione sociale e sulle sue cause così come percepito dai un campione di quasi 1700 giapponesi intervistati. Infine l’inglese Elizabeth Oliver, fondatrice di ARK (Animal Refuge Kansai), con filmati e immagini, ha portato alla ribalta un aspetto delle conseguenze dello tsunami poco coperto dai media: l’emergenza animali abbandonati sia domestici che di allevamento,che il suo gruppo sta cercando di fronteggiare ma con mezzi assolutamente insufficienti.

Hanno moderato gli interventi e i dibattiti alla fine di ogni sessione James Jason Direttore del British Councildell’EUNIC e il Dott. Hara rappresentante della Japan Foundation. Oltre al selezionato pubblico, hanno presenziato all’evento esponenti degli istituti di cultura di alcuni paesi europei (Bulgaria, Germania, Inghilterra, Irlanda, Portogallo, Spagna) e ha presenziato Sua Eccellenza Jose’ de Freitas Ferraz, Ambasciatore del Portogallo.


giorgio vasari

Gli uffizi di Giorgio Vasari

LA FABBRICA E LA RAPPRESENTAZIONE

20 luglio 2011

GLI UFFIZI DI GIORGIO VASARI:

LA FABBRICA E LA RAPPRESENTAZIONE

ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA – TOKYO

26 settembre – 12 ottobre 2011

ZONOHANA TERRACE A YOKOHAMA

25 ottobre – 5 novembre 2011

E’ da lungo tempo tramontata la concezione strumentale dell’opera storica, architettonica ed artistica del Vasari quale fonte principale per la storia del Rinascimento artistico italiano. Contrariamente ai progressi degli studi specialistici che sono stati dedicati a Giorgio Vasari principalmente nel secolo XX, oggi raramente nei percorsi di ricerca e di studio il suo contributo culturale è citato se non ricordandone l’esistenza principalmente per le “Vite”. L’attività di scrittore è stata senza alcun dubbio meritoria ma più ancora significativa e innovativa per il suo tempo è stata l’attenzione che il Vasari ha rivolto all’arte e all’architettura sin da giovane età. Vasari è stato un virtuoso pittore, un abile storico ed un architetto innovatore, capace di confrontarsi con progetti di ampie prospettive e tra questi certamente emerge il progetto voluto da Cosimo I per gli Uffizi di Firenze (1559-70).

Al fine di far conoscere l’opera architettonica vasariana ed in particolare la “Fabbrica de’ 13 Magistrati” l’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo, in occasione del 500° della nascita del Vasari (1511-2011), dedica la mostra “Gli Uffizi di Giorgio Vasari: la fabbrica e la rappresentazione”, curata da Olimpia Niglio e Taisuke Kuroda con la supervisione scientifica di Claudia Conforti e Koichi Kabayama.

La mostra è promossa insieme al Ministero degli Affari Esteri, al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, all’Ambasciata d’Italia in Giappone e con il patrocinio di ICOMOS Italia, Gabinetto G.P. Vieusseux, Comune di Firenze, Comune di Arezzo, Fondazione Romualdo Del Bianco-Life Beyond Tourism, Portale Non Profit Life Beyond Tourism, JAPAN ICOMOS National Committee, Society of Architectural Historians of Japan e Collegium Mediterranistarum di Tokyo e in collaborazione con l’Università degli studi eCampus (Como), Università di Roma “Tor Vergata”, Università IUAV di Venezia e le Università giapponesi Tokyo University of The Arts, Kanto Gakuin University e Aichi Sangyo University.

In concomitanza con il Congresso Mondiale degli Architetti che si svolgerà a Tokyo dal 25 settembre al 1 ottobre, la mostra dedicata agli Uffizi di Giorgio Vasari sarà inaugurata il 26 settembre ed avrà sede presso l’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo fino al 12 ottobre 2011.

La mostra sarà poi ospitata presso Zonohana terrace a Yokohama dal 25 ottobre al 5 novembre ed ancora ad Osaka ed a Seoul nel prossimo 2012.

Per l’occasione sarà esposto un grande plastico degli Uffizi e del Corridore con immagini relative alla loro progettazione, foto delle opere del Vasari, grafici a cura dell’Università IUAV di Venezia, nonché una intera sezione sarà dedicata al progetto del Prof. Arch. Arata Isozaki per la nuova loggia degli Uffizi di Firenze, a cui sarà dedicata anche una giornata di studi programmata per l’8 ottobre 2011. L’allestimento della mostra sarà curato in stretta collaborazione con il Department of Architecture, University of Tokyo, Laboratorio Progettuale del Prof. Arch. Kengo Kuma e la partecipazione degli architetti Matteo Belfiore e Salvator-John A. Liotta.

Contemporaneamente l’Istituto ospiterà il 27 settembre il Convegno Internazionale Gli Uffizi: Giorgio Vasari architetto di stato, coordinato da Olimpia Niglio e Taisuke Kuroda, con la partecipazione di studiosi italiani e giapponesi. Il percorso architettonico della mostra sarà completato dall’autorevole contributo della Grande Enciclopedia Multimediale dell’Arte che con l’Opera Omnia su Giorgio Vasari consentirà di visionare le principali opere artistiche di Vasari. Sarà infatti possibile osservare su supporto informatico oltre 750 immagini delle opere dell’artista aretino.

INFORMAZIONI

Istituto Italiano di Cultura

http://www.iictokyo.esteri.it/IIC_Tokyo

CONTATTI

Ufficio Eventi – Istituto Italiano di Cultura, Tokyo

[email protected]


Museo Renzo Collura di Grotte

Forse aveva ragione Leonardo Sciascia quando diceva che i siciliani hanno il difetto di non credere che le idee possano muovere il mondo. Però, va ammesso, molte cose sono state realizzate – e si continuano a realizzare – in Sicilia anche attraverso le idee. Ed è proprio un’idea – forse troppo lungimirante, per alcuni – di cui si vuole qui accennare, cercando di illustrarne le più auree prospettive future. Da molti decenni si dibatte a Grotte attorno all’idea di istituire il Museo civico d’arte contemporanea dedicato alla memoria del maestro Renzo Collura. Progetto che ha visto, tra alti e bassi, non poche peripezie e rallentamenti, per lo più a causa delle solite “gelosie” interne all’amministrazione comunale, che hanno – diciamolo pure – un sapore squisitamente provinciale.
Il progetto di fondazione del Museo Civico d’Arte Contemporanea dedicato alla figura di Renzo Collura, insigne artista grottese ed esponente della cultura figurativa del Novecento siciliano, nasce, grazie all’interessamento del figlio Athos Collura e di alcuni giovani studiosi d’arte contemporanea, con tutt’altre intenzioni: l’idea è quella di promuovere l’arte moderna e contemporanea e di documentare e valorizzare l’opera di Renzo Collura attraverso una struttura museale adeguata ai più aggiornati standard museografici e didattici.

Ma chi era Renzo Collura? Forse è il caso di accennarlo brevemente – visto che probabilmente questo nome poco rievoca alle orecchie dei cittadini grottesi.

Renzo Collura (Grotte 1920-Palermo1989), eminente figura del panorama siciliano dell’arte contemporanea dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta: era stato direttore della Galleria d’Arte Moderna Empedocle Restivo di Palermo dal 1959 al 1977, ma nel contempo pittore di straordinaria inventiva, pervenuto nella sua pittura a una decantazione dei valori formali nell’ambito di una dimensione costruita con elementi figurativi, con sfondi architettonici, con muri barocchi dell’entroterra siciliano, quasi desertici e popolati a volte da pochi ed emblematici personaggi, in chiave squisitamente metafisica, e con scenari paesistici sempre più rarefatti. Compie i suoi studi artistici a Torino, ma affina i suoi interessi culturali nel corso delle vicende belliche che lo vedono poco più che ventenne operare in Grecia dove ha modo di approfondire la conoscenza dell’arte classica e bizantina fino al punto di esercitarsi anche nel restauro di antiche icone. Passato in Albania, vi rimane, anche dopo la cessazione delle ostilità, alle dipendenze quale “specializzato” di quel Ministero per la Cultura Popolare, con l’incarico di organizzare e dirigere un corso di avviamento artistico. Stabilitosi a Palermo, dopo il suo rientro in Sicilia avvenuto nel 1947, viene assunto alla Biblioteca comunale e partecipa, nel contempo, a numerose rassegne regionali e nazionali. Alla fine del 1977 Collura ritiene ormai esaurito il suo compito di pubblico funzionario e decide di ritornare a tempo pieno alla sua attività di pittore.

Alla fine del 1977 Collura ritiene ormai esaurito il suo compito di pubblico funzionario e decide di ritornare a tempo pieno alla sua attività di pittore. Segue così un’intensa attività espositiva con mostre a Palermo, Padova, Roma e in molte altre città. Nel 1990 il Comune di Racalmuto gli dedica una suggestiva mostra retrospettiva dal titolo: “Renzo Collura. Memorie e fantasmi”, fortemente voluta e curata da Piero Carbone, Athos Collura e Nicolò D’Alessandro. Nel 1999, in occasione del decennale della sua morte, il Comune di Grotte gli ha dedicato un’antologica alla quale hanno dato il loro contributo rinomati critici e studiosi d’arte; e inoltre gli viene dedicata una delle piazze storiche di Grotte – l’ex piazza Fontana, oggi intitolata Piazza Collura – dall’artista più volte raffigurata nella sua produzione pittorica.

Dopo questa pregevole iniziativa, sempre a Grotte, nel 2000, è stata indetta la prima edizione del “Premio Regionale d’Arte Renzo Collura ai giovani artisti delle Accademie di Palermo e Catania”, iniziativa voluta dal figlio dell’artista e da Angelo Collura, allora assessore alla cultura di Grotte. Tale mostra itinerante fu richiesta con successo in molte città italiane quali Catania, Ancona, Bologna ed anche al Museo Fondazione Luciana Matalon di Milano; e fu ospitata nel 2001 come iniziativa di interesse culturale alla 12ª Arte Fiera di Padova, riscuotendo un enorme successo di critica e di pubblico.

Ma torniamo ad oggi!

Ecco qualche anticipazione del futuribile museo, secondo le idee dell’erede del grande artista grottese e dello scrivente, che ha elaborato un articolato progetto quinquennale.
Il Museo potrebbe essere organizzato in tre sezioni, con lo scopo di diversificare le collezioni nelle sedi più opportune. Queste sono: l’Ex Scuola Elementare “Leonardo Sciascia”, la Torre del Palo e l’ex Chiesa di San Nicola (recentemente restaurata). La prima, per le caratteristiche logistiche di spazi e ambienti idonei ad accogliere corpose collezioni d’arte contemporanea, sarebbe adibita a sede centrale del museo, dove troverebbero spazio le collezioni delle “opere prime” donate da 76 artisti viventi di fama internazionale e le nuove acquisizioni future; lo stesso edificio ospiterebbe gli uffici di direzione, la biblioteca, gli archivi, la sala convegni, le sale per i depositi, il bookshop ed eventuali sale didattiche.

Tra i nomi più prestigiosi in campo internazionale di artisti che hanno già aderito all’iniziativa di donare le loro “opere prime” al Museo Collura, si segnalano: Emilio Isgrò, Mimmo Paladino, Tullio Pericoli, Alessandro Algardi, Omar Galliani, Ugo Attardi, Ugo Nespolo, Giulio Paolini e Michelangelo Pistoletto. Nomi di spicco dell’arte italiana del Novecento che non hanno certo bisogno di presentazioni. Un progetto quindi che si pone come vero e proprio polo museale per l’arte del XX secolo, unico nel suo genere in Italia. Inoltre, la diversificazione delle sedi, in linea con l’idea di museo diffuso, permetterebbe un certo dinamismo nel rapporto con il pubblico e la fruizione, permettendo anche la rivalutazione di monumenti e angoli del centro storico di Grotte, già depauperato nel tempo dall’incuria delle varie amministrazioni dagli anni Cinquanta a oggi. La Torre del Palo ospiterebbe la raccolta di 27 opere (21 dipinti e 6 opere di grafica) di Renzo Collura donate al Museo dal figlio Athos. L’esterno del monumento ospiterà nel tempo istallazioni e sculture di artisti locali ed esteri. Mentre l’ex Chiesa di San Nicola, opportunamente allestita museograficamente, potrebbe candidarsi come sede definitiva della raccolta di dipinti di diversi artisti siciliani del Novecento (Collura, Gianbecchina, Bonanno, Sucato, Carisi etc…) dedicati al tema delle “Stazioni della Via Crucis”, realizzati per il Calvario e donati al Comune di Grotte nelle due edizioni del 1982 e del 1983.

Il Museo potrebbe aprire al pubblico con un’ampia mostra retrospettiva dedicata a Renzo Collura, con opere provenienti da collezioni private e pubbliche siciliane e nazionali, con un comitato scientifico di studiosi di rinomata fama nel campo dell’arte contemporanea e altri qualificati studiosi; e la pubblicazione di un catalogo scientifico con l’opera completa dell’artista.

Queste in sintesi le linee guida del progetto ispirato dal noto artista Athos Collura, che dopo la donazione al Comune di Grotte di un corpus di opere del padre non vede ancora alcun riscontro fattivo, salvo una delibera comunale piuttosto vaga e inconcludente che formalmente vede istituito il museo, senza traccia di un serio progetto perseguibile. Sono stati anche segnalati al Comune di Grotte diversi bandi pubblici promossi dall’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, diretti proprio al finanziamento di nuove realtà museali per l’arte contemporanea, ma ancora nessuna risposta. Allo stato attuale, molto oggettivamente, va registrato quanto segue: esiste un progetto di ampia veduta; esistono le collezioni, esistono le sedi opportune, esistono gli studiosi e i critici pronti ad occuparsi con entusiasmo del museo, esiste anche la piena adesione della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Agrigento e vi è anche l’intenzione “sincera” da parte del Sindaco di Grotte di dare seguito al progetto.

Non manca quindi l’idea o le idee, e neanche chi vi crede concretamente – magari chi vi crede non si illude certo di “cambiare la Sicilia”, ma quanto meno di sprovincializzare per quanto possibile la cultura figurativa locale attraverso un museo di concezione moderna rivolto a un vasto pubblico – e non mancano neanche le opere d’arte. L’arcano rimane aperto, a meno di improvvise, quanto attese e serie prese di posizione da parte dell’Amministrazione Comunale di Grotte – sempre che questo Comune sia realmente intenzionato a ospitare e sostenere il vasto progetto. Pare, infatti, che già altri comuni limitrofi abbiano manifestato l’intenzione di accogliere la grande iniziativa, ritenendola un’occasione irripetibile di sviluppo culturale e artistico per tutta la Sicilia sud-occidentale, piuttosto carente sul piano museale per quanto riguarda l’arte contemporanea. Chi scrive si augura, viste le concrete premesse culturali, di poter vedere “smentita”, una volta tanto, la realistica quanto drammatica frase con la quale il Maestro di Regalpetra metteva lucidamente a fuoco un aspetto triste di quella “sicilitudine”, di cui ancora risentiamo, ma dalla quale è giunto ormai, forse, il tempo di liberarsene del tutto.


italiani emigrati

Primo dizionario dell’emigrazione italiana

1861-2011 – Semantica di una Storia Tricolore

26 novembre 2010

Primo DIZIONARIO DELL’EMIGRAZIONE ITALIANA
1861-2011 – Semantica di una Storia tricolore
di
Mina Cappussi – Tiziana Grassi

Un Dizionario che mette insieme tasselli di Memoria, parole ed emozioni come “semantica di una Storia tricolore” che si è snodata attraverso un secolo nei cinque continenti, annullando il Tempo e lo Spazio nella dimensione di una Patria che non ha più confini, che si estende ovunque esista una comunità di italiani. E nello stesso tempo un valido strumento di promozione della lingua, della cultura, dell’arte, delle particolarità territoriali e della genialità del Bel Paese attraverso racconti di eccellenze che, in ogni settore, hanno veicolato il “Made in Italy” nel mondo.
E’ questo che si propone il primo “Dizionario dell’Emigrazione italiana – 1861-2011 – Semantica di una Storia tricolore” delle giornaliste, saggiste e studiose di emigrazione, Mina Cappussi e Tiziana Grassi, che sarà presentato come progetto culturale-editoriale, nel corso della conferenza stampa che si terrà lunedì 6 dicembre 2010, alle ore 17.30, presso la Camera dei Deputati – Sala della Mercede – Palazzo Marini, in via della Mercede, 55 a Roma.

I lavori saranno aperti con un indirizzo di Saluto dell’On. Vincenzo Scotti, Sottosegretario agli Affari Esteri. Relatori, l’On. Franco Narducci, Vicepresidente della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati; prof. Franco Pittau, Responsabile scientifico del “Rapporto Italiani nel Mondo”-Migrantes; dr. Alessandro Masi, Segretario Generale della “Società Dante Alighieri”; prof. Mario Morcellini, Direttore del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università di Roma “La Sapienza”; prof. Gian Maria Fara, Presidente Eurispes; P. Renzo Prencipe, Coordinatore Comitato Scientifico Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana; dr. Giuseppe Abbati, vice presidente nazionale Aitef Onlus; dr. Salvo Iavarone, Presidente ASMEF; Moderatrice Patrizia Angelini, Giornalista Rai International – Presidente “Globo Tricolore-Italian Women in the World”.

L’opera, che uscirà nel 2011, in occasione delle Celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia – edita dalla Casa Editrice “Un Mondo d’Italiani”, quotidiano internazionale dedicato agli Italiani nel Mondo – è il primo Dizionario sul tema, che raccoglie, in forma sistemica e con taglio marcatamente semantico, le “parole”, i “suoni”, i “segni” che hanno caratterizzato una pagina importantissima della nostra Storia, impregnando di significati ogni angolo di questo vasto mondo che è la comunità italiana all’estero, sessanta milioni di oriundi sparsi in ogni angolo del pianeta, immensa epopea del nostro Paese tra il XIX e il XX secolo.

150 anni dall’Unità d’Italia: la celebrazione di una tale ricorrenza non può prescindere da una pagina importantissima che è stata, ed è, l’Emigrazione italiana nel mondo. Un mondo, quello dell’Emigrazione, dove le parole come “lingua”, “rimesse”, “valigia”, “oceano”, “ritorno”, accanto a “identità”, “appartenenza”, “cittadinanza” o “associazionismo” sono molto più che parole: implicano e comportano letture di ulteriore livello, meta-letture che rimandano a storie, a segni e sogni, a strappi, speranze, idee, coraggio, dignità. Così sono state vissute dai trenta milioni di connazionali emigrati. Così, ora, vanno raccontate e condivise. La presentazione vera e propria avverrà successivamente presso il Ministero italiano Affari Esteri per proseguire poi in maniera itinerante nel mondo, tra le Comunità degli Italiani all’estero, cominciando dalla città di Toronto, Ontario (Canada) presso il Columbus Center, seguita da Montreal e Ottawa e poi Usa, Argentina, Australia, Europa (Inghilterra, Svizzera, Belgio, Germania, Francia) in collaborazione con Istituti di Cultura italiani, “Società Dante Alighieri”, Ambasciate e Consolati locali, Associazioni e Federazioni degli Italiani nel mondo.


Maria Callas – A Woman, a Voice, a Myth

Grande successo di pubblico e di stampa al Grand Opening Gala della mostra Maria

20 ottobre 2010

Il Gala è stato il primo evento nella nuovissima sede dell’Istituto Italiano di Cultura di San Francisco, 814 Montgomery Street, una palazzina di quattro piani di mattoni rossi nel cuore del distretto storico della città “ Jachson Square District” a due passi dal Financial District e da North Beach, il quartiere italiano.

La mostra che resterà aperta fino al 12 Novembre è stata presentata dalla Direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura, Amelia Carpenito Antonucci, dal Console Generale d’Italia, Fabrizio Marcelli, e dal Console Generale di Grecia, Ioannis Andreades, ed ha marcato una proficua collaborazione tra le due rappresentanze diplomatiche nella città.

La serata, che ha visto un pubblico di circa 300 ospiti, ha avuto come ospite d’onore il presidente dell’Associazione Maria Callas, Bruno Tosi, che ha collezionato per decenni gli oggetti appartenuti alla Divina.

Il successo della serata è stato il risultato del lavoro indefesso di un Comitato eccezionale di ospiti illustri della città che si sono raccolti intorno all`Istituto per aiutare il decollo della nuova struttura. Tra gli sponsor della serata la Ferrari, Mr. Coffee, Listone Giordano e 7 tra i migliori ristoranti locali e distributori di vini (Perbacco, Farina, C’era una volta, Incanto, Kookary, Villa Italia, Ag Ferrari.)

Ha aperto la serata. il soprano Fenicia Bon Giovanni, venuta per l’occasione da Bologna, accompagnata al pianoforte da Pian Scafe, che ha interpretato alcuni tra i più noti pezzi del repertorio della Callas: “Vissi d’arte, vissi d’amore” dalla Tosca di Giacomo Puccini, ”Casta diva” dalla Norma di Vincenzo Bellini, e “Sempre Libera” dalla Traviata di Giuseppe Verdi.

Presenti tra il pubblico personalità del mondo della cultura e della finanza della città: i direttori della SF Opera, del SF Perfomances, Sf Jazz Festival, SF Film Society, Museo Italoamericano, Comites. 4 Stazioni televisive (Rai International, Hellenic TV, Examiner TV e Red Carpet TV, Channel 4) e 2 stazioni radiofoniche (Alice e KDFC) hanno intervistato i protagonisti della serata e girato interi servizi.

La bandiera italiana e quella europea sventolavano per la prima volta a Montgomery Street per dare il benvenuto agli ospiti mentre entravano nel palazzo in mattoni rossi che poi hanno visitato i tre piani dell’Istituto, incluso quello dell’Istituto Italiano Scuola, per ammirare i 22 costumi, i gioielli, e le 71 fotografie della mostra.

La presenza di numerosi ospiti, appartenenti a tutte le fasce d’età, in abito da sera in un ambiente reso magico dalla presenza dei gioielli, delle fotografie e degli abiti personali e di quelli indossati nel corso della carriera della Divina, hanno reso questo evento memorabile e inserito l’Istituto di Cultura tra le Istituzioni culturali importanti della città. Il pubblico continua a frequentare i nostri locali anche dopo l’inaugurazione ed a soffermarsi per ore davanti alle foto messe a disposizione dal Parlamento Ellenico ed alle registrazioni video e audio delle interviste e delle arie cantate dalla Callas.

Visto l’enorme successo della mostra, accolta con entusiasmo da un gran numero di visitatori, l’Istituto Italiano di Cultura di San Francisco ha deciso di prorogarne l’apertura fino al giorno del compleanno della Divina, il 2 Dicembre.

Qui di seguito un video della serata apparso su examiner.com
http://www.examiner.com/italian-culture-in-san-francisco/maria-callas-at-sf-institute-of-italian-culture-video
Rita Sanna, Istituto Italiano di Cultura, San Francisco


cartina emilia romagna

Incantina

E’ raro, per gli italiani all’estero, trovare luoghi in cui respirare l’atmosfera di casa. Allo stesso modo non è scontato per i gourmand di tutto il mondo trovare, nel proprio paese, i sapori autentici delle singole regioni d’Italia. Proprio per dare all’enogastronomia emiliano romagnola una casa in Germania il braccio commerciale di Enoteca Regionale Emilia Romagna ha formato una società con gli imprenditori Enzo Zauli e Daniele Morini: ne è nata InCantina, a un tempo enoteca e gastronomia, negozio e wine bar, luogo di socializzazione e spazio per presentazioni ed eventi. Un luogo dove fare uno spuntino, un pranzo veloce e genuino, dove saziare la propria curiosità o la propria golosità o acquistare i vini emiliano romagnoli.

Si tratta, in definitiva, di un luogo di cultura, fondato su una appassionata ricerca della qualità, semplicemente: l’attenzione è costantemente rivolta alla tipicità, alla genuinità e alla stagionalità, sia nei prodotti alimentari sia nelle 200 etichette presenti nella carta dei vini, selezionate da Enoteca Regionale Emilia Romagna tra le oltre 1000 della sua Mostra Permanente. E poiché raccontare e “far vivere” il territorio è importante quanto far assaggiare i prodotti, InCantina ha scelto di dotarsi quasi esclusivamente di personale emiliano-romagnolo.

“InCantina è un importante avamposto della tipicità emiliano romagnola in Europa,” afferma Gian Alfonso Roda, Presidente di Enoteca Regionale Emilia Romagna, “si tratta di uno showroom permanente dotato di notevoli potenzialità poiché valorizza tutte le sinergie tra cibo, vino e territorio e combina le diverse modalità di fruizione del locale, creando un contesto coerente in cui la promozione passa attraverso la commercializzazione. Nell’ottica di Enoteca Regionale Emilia Romagna, InCantina dovrà essere anche una base logistico promozionale per i produttori. Questa vetrina posizionata nel cuore del distretto finanziario di Francoforte diventerà anche un importante spazio di incontro tra i produttori e i loro importatori.”

InCantina organizza nel corso dell’anno degustazioni guidate, corsi, momenti di approfondimento e presentazioni di singoli produttori; nello spazio eventi, accessibile dall’esterno con un ingresso autonomo, può poi ospitare workshop, temporary store, mostre d’arte, incontri con gli importatori. A questo ambiente, dopo le 19:30, si possono unire anche quelli del locale, rendendo possibile organizzare party ed eventi di lavoro dalle 15 alle 120 persone.

InCantina,
Taunusstrasse 6, 60318 Frankfurt Am Main (D)
Aperto dal Lunedì al Sabato dalle 11.00 alle 22.00
Telefono: +49 (0)6924008790
Fax: +49 (0)6924008791
E-mail: [email protected]
http://www.incantina.org/L´EMILIA ROMAGNA NEL BICCHIERE

A InCantina a fine luglio è in corso l’iniziativa L’Emilia Romagna nel bicchiere, che propone degustazioni, incontri, esposizioni sulla regione all’interno del locale, con lo scopo di far conoscere a chi abita e lavora a Francoforte, fuori dai luoghi comuni, il “modo di vivere” allegro ma profondo che contraddistingue gli emiliano romagnoli.

Ogni due settimane, prendendo un vino come punto di partenza, lo staff di InCantina accompagna i partecipanti in un percorso di gusto, di tradizione e di folklore, con degustazioni guidate ogni mercoledì sera e venerdì pomeriggio. Impareremo che dietro ad ogni bicchiere c’è un racconto profondamente legato alle pietanze ed alla cultura delle genti che lo producono. Bevendo Albana, Sangiovese, Lambrusco e molti altri si parla di Rimini e delle sue spiagge, dei tortellini e delle tagliatelle, dei mosaici di Ravenna e dei portici di Bologna, gustando l’originale “prosciutto di Parma” ed imparando a distinguere il vero Parmigiano Reggiano dalla moltitudine di cloni fuorilegge che invadono oggi i supermercati di tutto il mondo.

Fino a fine luglio inoltre, presso la sala eventi di InCantina è allestita la mostra Il Restauro dei Luoghi Verdiani, a cura della Regione Emilia Romagna, settore promozione culturale all’estero. Un modo per scoprire, tra video, fotografie d’autore e musiche del grande Maestro, un pezzetto della nostra fantastica regione.

PROGRAMMA

Quindici giorni tematici

7 Giugno – 19 Giugno : i giorni del LAMBRUSCO. Protagoniste le DOC del Lambrusco
21 Giugno – 3 Luglio: i giorni della MALVASIA. Protagoniste le DOC della Malvasia
5 Luglio – 17 Luglio: i giorni del GUTTURNIO COLLI PIACENTINI DOC
19 Luglio – 31 Luglio: i giorni del FORTANA BOSCO ELICEO DOC

Seminari con degustazione

Venerdì 18 Giugno ore 20.00: L’EMILIA NEL BICCHIERE: Protagoniste le DOC emiliane
Mercoledì 23 Giugno ore 20.00: L’EMILIA NEL BICCHIERE: Protagoniste le DOC emiliane
Venerdì 2 Luglio ore 20.00: L’EMILIA NEL BICCHIERE: Protagoniste le DOC emiliane
Mercoledì 7 Luglio ore 20.00: L’EMILIA NEL BICCHIERE: Protagoniste le DOC emiliane
Venerdì 16 Luglio ore 20.00: L’EMILIA NEL BICCHIERE: Protagoniste le DOC emiliane
Mercoledì 21 Luglio ore 20.00: I VINI DELLE SABBIE. Protagonista la DOC Bosco Eliceo
Venerdì 30 Luglio ore 20.00: I VINI DELLE SABBIE: Protagonista la DOC Bosco Eliceo

Mostre

“Il restauro dei luoghi verdiani” fino al 31 Luglio dal lunedì al sabato dalle ore 11.00 alle ore 22.00

ENOTECA REGIONALE EMILIA ROMAGNA

Piazza Rocca Sforzesca
40060 Dozza (BO) Italy

Tel. +39 0542 678089
Fax. +39 0542 678073

[email protected]


Palazzi di Roma: ville e architetture civili

Presentata la nuova rivista sui Palazzi storici della Capitale.

22 giugno 2010

Il direttore dell’Archivio di Stato di Roma prof. Eugenio Lo Sardo ha ospitato nella Sala Alessandrina, venerdì 18 giugno 2010, la presentazione della collana “Palazzi di Roma. Le sue ville e le altre architet­ture civili”.

Un’iniziativa di alto profilo che ha scelto, come incipit, proprio il Palazzo della Sapienza, l’antico Studium Urbis: 128 pagine di grande formato, splendidamente illustrate da foto inedite. Autrice è Antonella Pampalone, storica dell’arte, funzionario in servizio presso l’Archivio di Stato di Roma. L’editore è Iride per il Terzo Millen­nio, specializzato nella valorizzazione del patrimonio culturale e pertanto ad inaugurare la collana sarà Mario Resca, direttore generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, responsabile del potenziamento e dello sviluppo del nostro tanto immenso quanto straordinario patrimonio d’arte.

La facciata del Palazzo della Sapienza, con l’antico cartiglio Initium sapientiae timor Domini dà ragione del primo itinerario, significativo per il suo nome e la sua storia ancora attuale, di cui gli archivi costituiscono una fonte privilegiata di antica memoria. Un progetto di conoscenza profonda della Città Eterna che indirizza lo zoom sull’architettura civile nel suo complesso meno conosciuta, ma altrettanto significativa.

La collana, che illustrerà, in una prima serie, i Palazzi istituzionali (Corte Costituzionale, Camera, Senato, Quirinale) nasce sotto l’egida della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio. Hanno partecipato alla presentazione la direttrice, arch. Federica Galloni, così come alcuni membri del qualificato comitato scientifico della collana. Si segnalano, a questo proposito, l’arch. Roberto Luciani, esperto nella Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale del Ministero degli Affari Esteri, il prof. Giovanni Carbonara, Diretto­re della Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio, Università di Roma “La Sapienza”, il dr. Claudio Strinati, dirigente generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

La collana, che sarà distribuita in edicola ed in libreria con un prezzo accessibile al grande pubblico, è in­dirizzata agli appassionati della città, ma anche agli addetti ai lavori, nelle cui pagine potranno trovarvi rigore scientifico. Ogni itinerario avrà un’introduzione urbanistica relativa alla zona e illustrerà le vicende costruttive delle fabbriche, la descrizione analitica delle facciate e degli interni e il patrimonio artistico contenuto nei pa­lazzi, le decorazioni, le quadrerie etc.

Il volume sulla Sapienza, che ha una significativa introduzione del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Sandro Bondi, sarà presentato da due illustri studiosi: il prof. Marcello Fagiolo, ordinario di Storia dell’Archi­tettura presso l’Università di Roma “La Sapienza” (Facoltà di Architettura “Valle Giulia”) e direttore del Centro di studi sulla cultura e l’immagine di Roma; la dr.ssa Giuliana Adorni, funzionario presso l’Archivio di Stato di Roma e responsabile del fondo Università.

Per informazioni:

Archivio di Stato di Roma. Iride per il Terzo Millennio s.r.l.
Servizio manifestazioni culturali Via Taurianova, 64 – 00178 Roma
tel.: 0668190895 • fax: 06068190871 tel.: 0671289923 fax: 067180579
e-mail: [email protected] e-mail: [email protected]
http://www.archiviodistatoroma.beniculturali.it/
http://www.progettoiride.it/Iride_2009/Progetto_Iride.html


Pretoria: La Collezione Farnesina Design a Casa Azzurri

Con la Cerimonia di apertura dei Mondiali di calcio 2010 in Sudafrica inizia ufficialmente l’avventura della nazionale azzurra.
A “Casa Azzurri” a Pretoria sono esposte le opere della “Collezione Farnesina Design”, che resteranno in mostra per tutta la durata dei Mondiali; sport e design si uniscono per rappresentare l’Italia nel mondo.

L’esposizione è al suo secondo appuntamento internazionale dopo le Olimpiadi di Vancouver 2010, mira a promuovere nel mondo il design e l’eccellenza dell’Italia in questo settore ed è concepita come vetrina del know-how italiano nei campi del design, dell’artigianato e dell’industria.

Nel lanciare l’iniziativa della “Collezione Farnesina Design”, il Ministro degli Esteri Franco Frattini aveva sottolineato come essa intenda “dimostrare tangibilmente il forte legame che intercorre fra cultura, impresa e politica estera”, in un sistema che abbia “la capacità di esprimere, attraverso la cultura italiana, il genio imprenditoriale italiano e lo stile che caratterizza l’Italia”.
A “Casa Azzurri” è stato predisposto un percorso in cui ogni azienda presenta un singolo prodotto, scelto come il più rappresentativo della linea e dello stile della singola azienda.
Fra le aziende partecipanti ricordiamo Bernini, Bosa, Cerruti Baleri, Domodinamica, Knoll, Ifi, Loccioni, Matteo Grassi Metalco, Progetti, Stone, Venini.

L’allestimento della Collezione Farnesina Design sarà accompagnato da eventi collaterali legati al tema del design: interventi di artisti, architetti e rappresentanti delle aziende, concerti e serate con intrattenimento, che faranno da sfondo alle manifestazioni sportive che accompagneranno gli atleti italiani.