india

Mitica India

7° Festival Internazionale Dedicato all’Universo India

25 marzo 2010

RESTO INFORMAZIONI SU SEMINARI E WORKSHOP DI: YOGA, AYURVEDA, DANZE – MUSICA – CANTO INDIANI, TRUCCO, CUCINA ECC. SUL SITO:
Dopo il grande successo ed energia riscossi in Grugliasco, Torino, torna in una veste ancora più completa e importante in Toscana e come sempre porta al suo interno:

IL 9° CONGRESSO INTERNAZIONALE DI YOGA & AYURVEDA “LA SCIENZA DELL’ANIMA”

IL 3° SIMPOSIO DELLA SPIRITUALITÀ “RAGGI DI UN’UNICA LUCE”

L’EVENTO SI TERRÀ IN TOSCANA
Dal 20-25 sarà coinvolta tutta la città di Carrara con eventi

ella piazza principale, parate in costume, yoga-performer che propongono posizioni di yoga acrobatiche, sfilate di moda, assaggi di cibo, conferenze, inclusa una importante rassegna cinematografica indiana che si svolgerà durante tutta la settimana dal 22 al 28 marzo. Si concluderà con un’apoteosi a Marina di Carrara Fiere il 26-27-28, con grandi artisti, personaggi, guru, scienziati, provenienti per l’occasione dall’India senza mancare di coinvolgere anche l’ambiente artistico-culturale europeo.

Questo Festival permetterà di curiosare nella cultura di questo affascinante paese e di entrare in contatto con le sue millenarie tradizioni. Nei padiglioni di Carrara Fiere sarà come fare un viaggio in India: troveremo l’artigianato locale, ci saranno assaggi della gastronomia tipica, in mostra l’arte, si ascolterà la musica tradizionale, si terranno esibizioni di arti marziali e vedremo coreografie delle sette danze indiane; potremo conoscere i trucchi del caratteristico make up, ci saranno dimostrazioni di tattoo realizzati con l’henné e potremo affidarci ai terapisti per provare i massaggi con gli oli essenziali, mentre osserviamo le sfilate di moda di sari antichi e moderni o mentre ci si concede un rilassante rito del tè indiano.

Per i bambini saranno raccontate le misteriose e sognanti favole antiche. Ampio spazio sarà dato alla spiritualità indiana, di cui parleranno scienziati, artisti, filosofi e guru provenienti da tutto il mondo. All’interno del Festival “Mitica India” si svolgerà anche il primo meeting economico “Italia-India” con la partecipazione di esponenti del Governo indiano.
Domenica 28 il Festival si concluderà con il musical “Bollywood Love Story”, una storia di sogni sui ritmi coinvolgenti della Bollywood più di tendenza.


avagliano casa editrice

Libri italiani nel mondo

La Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale del Ministero degli Affari Esteri, in collaborazione con la Casa Editrice Avagliano ha presentato il 24 Marzo l’iniziativa “Libri Italiani nel Mondo”, realizzata nel contesto delle programmazioni nazionali e internazionali per la promozione del libro italiano e della lettura.

Alla presentazione, moderata dal giornalista del TG1 Gianni Maritati, sono intervenuti Francesco Maria Greco – Direttore Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale; Antonio Lombardi – Presidente di Avagliano Editore; Marino Sinibaldi – Direttore Rai-Radio 3 e gli scrittori Franco Scaglia – autore di “Caro Paolo” e Giusella De Maria – autrice di “Suona per me” editi da Avagliano Editore.

L’incontro è stato organizzato in occasione della donazione alle biblioteche degli Istituti Italiani di Cultura, da parte della Casa Editrice Avagliano, di una collana di 48 opere di autori classici e contemporanei, alcuni dei quali residenti all’estero, e di autori stranieri che hanno scelto di esprimersi in lingua italiana.

Nel corso della presentazione, il Direttore Generale Francesco Maria Greco ha sostenuto che “in termini politici promuovere il libro italiano all’estero ha un doppio significato: culturale e commerciale”. A seguire, il Presidente della Casa Editrice Avagliano, dopo aver presentato brevemente la sua casa editrice, ha sottolineato l’importanza per il futuro dell’editoria italiana di coinvolgere i giovani annunciando l’intenzione “di coinvolgere gli studenti che negli Istituti Italiani di Cultura studiano la lingua italiana” nel Premio Letterario Nanà.
Marino Sinibaldi, Direttore di Rai-Radio3, ha ribadito l’importanza dell’attività di promozione del libro e della lettura compiuta dalle istituzioni pubbliche sottolineando la necessità di sostenere l’immagine positiva ed attuale del libro come veicolo di cultura.

Sono intervenuti infine due autori: Franco Scaglia, autore di “Caro Paolo”, che ha ricordato le difficoltà di diffusione che in tempi recenti incontrano i prodotti culturali italiani all’estero e Giusella De Maria, autrice di “Suona per me”, che ha portato una nota di entusiasmo esprimendo il Suo amore verso la lettura e la scrittura e, parlando dell’esperienza della sua pubblicazione, ha citato un proverbio: “Attenti a ciò che chiedete nelle preghiere perché si potrebbe realizzare”.

La collaborazione tra il Ministero degli Affari Esteri e la Casa Editrice Avagliano conferma la consolidata tradizione di rapporti esistenti con le Case Editrici Italiane nell’organizzazione di manifestazioni finalizzate a promuovere, assieme il patrimonio linguistico italiano, la coscienza dei valori civili, storici e culturali che la lingua esprime, contribuendo a rafforzare positivamente l’immagine dell’Italia nel mondo.

L’evento odierno testimonia la partecipazione dinamica dell’editoria italiana all’estero attraverso la presenza degli autori nelle sedi degli Istituti Italiani di Cultura con un continuo aggiornamento delle biblioteche degli IIC con le novità editoriali. In questi ultimi anni gli Istituti Italiani di Cultura hanno favorito sempre più la partecipazione italiana ai principali momenti culturali del Paese ospite, assicurando la presenza di autori, editori e libri nelle Fiere Internazionali del libro e nelle proprie sedi. I numerosi articoli inviati alla redazione di EsteriCult e pubblicati sul sito (www.estericult.it) da parte degli IIC ne sono una testimonianza concreta.

I dati forniti dall’AIE (Associazione Italiana degli Editori) mostrano l’interesse crescente del mercato dell’editoria mondiale nei confronti dei contenuti editoriali italiani; l’Editoria Italiana, infatti, occupa per fatturato (oltre 2 miliardi di euro) la settima-ottava posizione mondiale con quasi 60 mila titoli pubblicati.

A promozione degli autori italiani, il Ministero degli Affari Esteri si avvale anche della “Settimana della Lingua Italiana”, la più importante manifestazione organizzata annualmente dalla Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale, giunta alla sua decima edizione, che, nel vasto programma di eventi, dedica un ampio spazio a incontri con scrittori italiani, rappresentati dalle maggiori Case Editrici.


yacth in mare

Il meglio della creatività del lusso del “Made in Italy”

SALONE INTERNAZIONALE DEL LUSSO

23 marzo 2010

Lusso come eccellenza, lusso come esclusività, lusso come bellezza, lusso come stravaganza, lusso come appagamento dei propri gusti. Un evento che vuole far conoscere il meglio della creatività made in Italy, ad un pubblico che apprezza il bello, le novità e le tendenze; un luogo in cui il lusso di toccare, ammirare, accarezzare ed eventualmente possedere l’oggetto dei propri desideri.

Questo è LUXURY & YACHTS 2010 – SALONE INTERNAZIONALE DEL LUSSO, ideato e creato nel 2003 da Luciano Coin, noto imprenditore vicentino che ha saputo offrire ad aziende e artigiani del vero “lusso” un salotto raffinato ed esclusivo frequentato da molti amanti e cultori del “bello”.

Questa edizione è stata caratterizzata da un allestimento curatissimo in ogni dettaglio dove, grazie alla regia dell’arch. Carla Baratelli, l’immagine e il Direct Business, sono magistralmente coniugati.

L’evento si è svolto a Verona dal 26 Febbraio al 1 Marzo, superando del 50% l’affluenza di pubblico rispetto alla precedente edizione. Oltre 30.000 i visitatori (in un solo week-end) provenienti da tutta Italia, soprattutto da Lombardia, Emilia Romagna, Marche e Umbria senza dimenticare il 10% sul totale di visitatori stranieri.

A detta dei selezionatissimi espositori sono stati diversi e molto importanti, sia le trattative che gli acquisti di gioielli, attrezzature per il benessere, oggetti particolari per l’arredo, alto antiquariato, accessori moda, pezzi unici ecc.

Alcuni esempi sono stati i miscelatori super lusso della lombarda Sapil che, con un accorso siglato con la famosa Swarovsky, ha creato dei rubinetti esclusivi dalla linea pulita, tempestati da mille cristalli incastonati a mano o incisi in lavorazione Guillochè, tipica del settore della giolleria del lontano Seicento.

Pezzi unici come tavoli da biliardo laminati d’oro e riproduzioni di opere d’arte e ritratti, realizzati con tecniche artigianali, sovrapponendo lamine d’argento e d’oro, in modo da mettere in luce particolari e/o impreziosire ulteriormente l’oggetto finale.

Oltre a beni di lusso materiali, erano ben esposti anche locali famosi per la movida mondana come il “Billionare” di Porto Cervo e il “Papete” di Milano Marittima che hanno offerto aperitivi, danze mozzafiato e gadget griffati a tutti i partecipanti.

Il tutto è stato “condito” dalla presenza di piccole gemme in carne ed ossa, anche loro uniche per la loro bellezza, che hanno saputo sapientemente catturare l’attenzione dei visitatori e degli addetti ai lavori, fluttuando leggere tra i vari stands.

Novità di questo anno è stata lo svolgimento in contemporanea del “S.I.G. – IV edizione del Salone Italiano del Golf” e la messa in scena di “Tesori dal tempo – VI edizione della Biennale Antiquaria e dell’area Regioni Italiane Eccellenti”.

“Tesori dal tempo”, ha portato a far brillare a Verona Fiere pagine di cultura antica mai dimenticate attraverso rare testimonianze di mobili, dipinti, oggettistica, marmi, ecc. d’altra epoca fino ai primi del ‘900.

L’area riservata all’evento: ”Regioni Italiane Eccellenti” è stato un nuovo concept espositivo dedicato alla promozione delle “Eccellenze Italiane”.

La prossima tappa di LUXURY & YACHTS sarà in un’inedita veste autunnale alla Fiera di Vicenza dal 18 al 21 Novembre 2010. “Luxury Garage” e “Luxury Christmas Preview” saranno i due eventi che caratterizzeranno l’edizione vicentina del salone. Il primo sarà una ricca vetrina espositiva dedicata alle auto di lusso mentre il secondo sfilerà una affascinante passerella di oggetti inediti che interpretano il lato esclusivo del Natale.


caravaggio

Caravaggio a Roma

Nel quattrocentesimo anniversario, dal 20 febbraio 2010 alle Scuderie del Quirinale in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Caravaggio

Mostra ideata da Claudio Strinati
A cura di Rossella Vodret e Francesco Buranelli

Caravaggio non dipinse molto in vita sua. Perché la vita prese spesso il sopravvento sull’arte. E nonostante ciò, nel corso dei secoli sono state attribuite a Michelangelo Merisi molte opere. Per alcuni troppe, per altri semplicemente dubbie.

La mostra alle Scuderie del Quirinale vuole offrire al pubblico solo e soltanto la produzione certa, la summa indiscutibile del Maestro. Una carrellata di quadri straordinari, perché straordinaria è la tecnica, la visione e l’innovazione di Caravaggio nell’arte che ne hanno fatto un pittore unico, perché nessuno prima e dopo di lui ha saputo “dare luce al buio”.
L’esposizione è Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo in coproduzione con MondoMostre, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale di Roma, con il supporto di Cariparma.

L’intera carriera artistica di Caravaggio sarà rappresentata lungo i due piani espositivi delle Scuderie in un percorso che non sarà strettamente cronologico, ma teso ad esaltare il confronto tra tematiche e soggetti uguali. Così accanto a Ragazzo con il canestro di frutta, una delle più importanti opere giovanili, si vedrà il Bacco degli Uffizi, dove Caravaggio dipinse un’altra eccelsa natura morta, due opere che mai sono state messe prima a confronto diretto, senza contare l’eccezionale presenza della Canestra di frutta della Pinacoteca Ambrosiana, mai uscita prima dalla sua sede.
Questo confronto diretto tra soggetti caravaggeschi vuole essere il fil rouge della mostra. Accanto a opere conosciutissime e ben visibili – come le due versioni della Cena in Emmaus rispettivamente dalla National Gallery di Londra e dalla Pinacoteca di Brera o ancora i Musici dal Metropolitan Museum di New York con il Suonatore di liuto dall’Ermitage e l’Amore vincitore dalla Gemaldegalerie di Berlino o le tre versioni del San Giovanni Battista rispettivamente dai Musei Capitolini e dalla Galleria Corsini di Roma, e dal Nelson-Atkins Museum di Kansas City – altre più rare e di difficoltosa visione, perché raramente concesse per mostre a carattere temporaneo, come la Deposizione dai Musei Vaticani, l’Annunciazione dal Museo di Nancy, restaurata per l’occasione in un progetto congiunto Italia-Francia o anche l’Incoronazione di Spine dal Kunsthistorisches Museum di Vienna.

Una carrellata composta unicamente di capolavori assoluti e storicamente accreditati come autografi del Caravaggio e mai visti assieme, riuniti alle Scuderie del Quirinale, per celebrare il quattrocentesimo anniversario della morte di Michelangelo Merisi.

Ma anche Roma come sede ideale della antologica quasi completa delle opere di Caravaggio: le opere scelte per la mostra, infatti, provengono quasi tutte da musei fuori città per permettere al pubblico di ammirare, oltre che alle Scuderie, le opere in situ, nelle varie chiese per le quali furono commissionate, radunando a Roma la quasi totalità della produzione artistica del Caravaggio ed i percorsi caravaggeschi.

Dal punto di vista degli studi scientifici, l’esposizione, con i commissari Rossella Vodret, Soprintendente Speciale per il Polo Museale Romano, e Francesco Buranelli, intende fare il punto sulla messe di scritti filologici, documentari e tecnico-scientifici degli ultimi vent’anni.

Il catalogo, edito da Skira, nasce quindi dal confronto con gli studiosi del Caravaggio e con i membri del Comitato Nazionale per le celebrazioni caravaggesche – ricordiamo che il 2010 è anno del quarto centenario della morte di Michelangelo Merisi – presieduto da Maurizio Calvesi. Al suo interno si troveranno le schede dettagliate di ogni opera esposta, ciascuna a cura di un eminente studioso, e con il respiro ampio del saggio.

In occasione della mostra, i Servizi educativi-Laboratorio d’arte di Scuderie del Quirinale propongono “Luce in scena!”, visita animata e laboratorio per conoscere il linguaggio del “pittore della luce tenebrosa”. In programma attività per bambini dai 3 agli 11 anni tutti i fine settimana (Info: 06.39967500; www.scuderiequirinale.it).


Il Professor Katerinov collabora a ESTERICULT

Avviata una collaborazione tra il Professor Katerinov e il MAE

21 gennaio 2010

E’ previsto l’inizio di una collaborazione sui temi dell’italiano e della didattica della lingua italiana tra il il Prof. Katerin Katerinov, specialista della materia, e il Ministero Affari Esteri.
Il Prof. Katerin Katerinov è il cittadino italiano che ha forse avuto più incarichi dal MAE in Italia e all’estero per la diffusione della lingua e della cultura italiana. Nel corso della sua carriera ha collaborato a lungo con il Ministero degli Affari Esteri organizzando e dirigendo corsi di formazione per insegnanti d’italiano in tutti i continenti. Per tre anni ha diretto corsi di aggiornamento per Direttori di IIC, Addetti culturali d’Ambasciata e di Istituti di cultura, nonché per Lettori di lingua italiana all’estero, tenutisi presso il Centro Europeo dell’Educazione di Frascati. Nel 1979 ha tenuto il I seminario di formazione e aggiornamento professionale per operatori culturali promosso dal Ministero degli Affari Esteri e realizzato dalla SIOI.
Nel 1978 è stato Direttore del corso di aggiornamento per insegnanti d’italiano negli Stati Uniti e nello stesso anno ha tenuto un ciclo di lezioni di didattica dell’italiano come L2 al Trinity College entrambi a Roma.

Dal 1995 al 2004 è stato capoprogetto e responsabile didattico per parte italiana di due Progetti transnazionali Socrates / Lingua italiana.

A ciò si aggiungono un numero considerevole di Corsi di formazione e di aggiornamento presso Istituti Italiani di Cultura e Università italiane e straniere, tenuti fra il 1970 e il 2009.

Il Prof. Katerin Katerinov è l’autore più prolifico di sussidi didattici cartacei e multimediali per l’insegnamento dell’italiano L2 e di studi scientifici sull’argomento.

Recentemente ha scritto “L’italiano L2 in Italia e nel mondo” e nel 2009 Italiamania, un corso multimediale d’italiano.

E’ stato insignito della Laurea honoris causa dall’Università Konstantin Filosof di Nitra in virtù del suo importante contributo a: La metodologia dell’insegnamento delle lingue straniere; L’informatica applicata all’insegnamento – apprendimento delle lingue straniere; la diffusione della lingua italiana all’estero, la diffusione delle idee dei SS Kostantino (Cirillo) e Metodio.

“Nella sua attività più che trentennale, circa venticinquemila sono stati gli insegnanti che hanno seguito un corso di Formazione o di Aggiornamento tenuto o diretto dal professor Katerinov e ancor di più sono gli studenti che hanno seguito i suoi corsi all’Università per Stranieri e all’estero e sicuramente più elevato, ma non calcolabile, è il numero di coloro che hanno appreso l’italiano attraverso i suoi testi. La sua può essere definita una vita per la didattica dell’italiano, una missione che lo ha coinvolto totalmente, una passione esclusiva e totalizzante che stupisce soprat­tutto perché è realizzata da qualcuno che non era nato “italiano” ma che grazie a questa lingua ha scoperto la propria vocazione e ragion di vita e ha ricambiato quanto ha ricevuto con l’impegno appassionato ed esclusivo per la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo. Questa passione è riuscito a tra­smetterla a quanti hanno avuto la fortuna di avvicinarlo e lavorare con lui e, an­che se non è dimostrabile o quantificabile in una qualche misura, ha contribuito alla fortuna della lingua italiana nel mondo”.

Dal volume Linguistica e glottodidattica- Studi in onore di Katerin Katerinov, a cura di A. Mollica, R. Dolci e M. Pichiassi, Perugia, Guerra Edizioni, 2008.


istituto italiano di cultura

La comunicazione di arte degli IIC

Per aprire la discussione sulle dinamiche che regolano la comunicazione degli eventi artistici degli Istituti Italiani di Cultura può essere utile punto di partenza quello di evidenziare alcuni elementi caratteristici della comunicazione dell’arte sui media, che restringono il campo e lo spazio a disposizione degli Istituti Italiani di Cultura e lo limitano a eventi di assoluta eccellenza espositiva, o di grande qualità. Conoscere e comprendere con chiarezza queste dinamiche è particolarmente significativo nel tentativo di creare modelli per attirare l’attenzione dei media nazionali ed esteri. Per prima cosa vanno ricordati l’enorme quantità di notizie relative all’arte presenti quotidianamente in campo nazionale e internazionale, la consapevolezza che le recensioni e presentazioni delle mostre monopolizzano l’attenzione, la difficoltà di tornare sulla notizia una volta presentata e la conseguente impossibilità di attivare un dibattito.

E’ inoltre importante sottolineare la progressiva riduzione dello spazio a disposizione dei recensori e la necessità assoluta di presentare la notizia prima degli altri. Infine deve essere valutata la presenza di inserzioni redazionali a pagamento e la ingombrante presenza dei “quartini”, quattro pagine di presentazione di una mostra pagate dagli sponsor, che spesso escono prima della inaugurazione e di fatto impediscono o riducono la possibilità di intervenire criticamente sull’argomento.

Gli aspetti sopra elencati sono particolarmente evidenti nel giornale quotidiano, che ha logiche e criteri propri di un campo di indagine costituito da fatti e interpretazioni della vita di tutti i giorni, che vanno restituiti in tempo reale.

Questo comporta una enorme difficoltà di attivare nei confronti di qualsiasi fenomeno un’analisi di tipo critico, ed evidenzia come l’intero mondo della fenomenologia dell’opera d’arte non venga mai esaminato ma sostituito dalla semplice presentazione dell’evento. L’attenzione degli Istituti Italiani di Cultura deve allora essere rivolta soprattutto alla recensione come forma nuova della narrazione, dunque come genere autonomo e indipendente, affrontato da una pluralità di figure professionali, composto da un numero diversificato di interventi, strettamente legato alle esigenze storiche e alle dinamiche sociali della diffusione delle mostre. Sembra infatti che soprattutto la critica d’arte si stia progressivamente muovendo dai luoghi consueti di pertinenza (riviste scientifiche, saggi, etc) ai mass media, con conseguente mutamento sia della struttura narrativa che di quella di comunicazione.[1] La possibilità di aprire la comunicazione in forma diversa in ambiti nuovi, per esempio i quotidiani e la televisione, comporta però la necessità di un nuovo arsenale terminologico idoneo ad aggiornare la struttura narrativa consueta, e probabilmente a cambiare il modo di pensare e raccontare la storia dell’arte.

Tuttavia la sensazione che sia sempre più raro che le recensioni permettano da un parte al pubblico di prendere coscienza di quali eventi siano realmente meritevoli di conoscenza, dall’altra agli addetti ai lavori di subire critiche quando operano in maniera superficiale o comunicano in modo errato, spinge a cercare nuovi modelli di comunicazione. Uno dei modelli possibili, a mio avviso, è quello di fare sistema, collegando in unico circuito tutti gli Istituti Italiani di Cultura, dotati o meno di sede espositiva, al fine di creare una rete uniforme che sia il vero avamposto della eccellenza della cultura e dell’arte italiana, sia antica che contemporanea.

Per fare questo propongo che una volta l’anno, per una settimana, tutti gli Istituti Italiani di Cultura realizzino un progetto comune, facilmente e chiaramente identificabile e comunicabile, promosso di concerto dal Ministero Affari Esteri e dal MIBAC. Inoltre alcuni Direttori di Istituti Italiani di Cultura sottolineano la mancanza di attenzione non da parte dei media esteri ma di quelli italiani. In questo senso è importante ricordare che un primo passo è stato quello della esposizione itinerante della collezione Farnesina, la cui lunga esposizione è stata possibile grazie anche alla visibilità ottenuta in Italia. Tuttavia, anche se alcuni interventi hanno sottolineato l’importanza del network internazionale e di internet, io continuo a credere che oggi non possa essere sottovalutato il ruolo della televisione italiana, dalla quale l’arte è praticamente assente.

Particolarmente significativa è a mio avviso l’assenza di storici e critici d’arte nei dibattiti e talk show, che sono non solo i programmi più seguiti perché trasmessi in fascia sensibile, ma anche gli unici in grado realmente di orientare il pubblico. Eppure sempre più spesso filosofi, matematici, psicologi, sociologi, antropologi, commentano in televisione fatti di cronaca o di costume.

La loro presenza è certamente dovuta al fatto che la complessa e articolata realtà contemporanea evidenzia come i consueti strumenti di indagine non siano più sufficienti, anzi palesino in maniera evidente il loro disagio ad analizzare e spiegare i fatti quotidiani: è necessario dunque rivolgersi a modi di analisi altri, ad aperture, interpretazioni e punti di vista nuovi. Ebbene, la storia dell’arte proprio per la sua caratteristica di essere al centro di dinamiche politiche, sociali, storiche, culturali, è in grado di offrire un punto di vista altro, una lettura diversa e originale dei fatti quotidiani.

E’ una grande opportunità che non possiamo continuare a trascurare: permetterebbe infatti di realizzare una produzione interna di contenuti culturali e artistici di eccellenza da presentare all’estero, sia in forma autonoma, sia avvalendosi del circuito internazionale con particolare attenzione a canali tematici, format specifici, documentari, presenze all’interno di contenitori culturali, presenze in format divulgativi, servizi o rubriche nei telegiornali o in format di informazione. Paolo Serafini, storico dell’arte e editorialista de Il Giornale dell’Arte[1] Il progetto Lo stato della critica d’are sui quotidiani in Italia e in Europa,curato da chi scrive all’Università La Sapienza di Roma, con la fattiva collaborazione della Scuola di Specializzazione in Beni Storico-Artistici, e delle cattedre di Storia dell’Arte Moderna (Prof. ssa Michela Di Macco), e di Storia della Critica d’Arte (Prof. ssa Orietta Rossi Pinelli), ha avuto inizio l’anno scorso con i due incontri del 5 maggio 2008 (Antonio Pinelli (la Repubblica) e Marco Vallora (La Stampa) e del 12 maggio 2008 (Pierluigi Panza (Corriere della Sera), Marco Carminati (Il Sole 24 Ore). Il progetto si completa quest’anno con gli interventi di Julia Voss del Frankfurter Allgemeine, Jarque Fietta di El Pais, Harry Bellet di Le Monde (20 maggio 2009), Adrian Searle del The Guardian e Tobias Timm di Die Zeit (27 maggio 2009).


Canton: il Forum Ambiente

L’ambasciatore Sessa al Forum italo-cinese di Canton: “Insieme per vincere la sfida ambientale”

CANTON – “La sfida ambientale oggi non può essere affrontata e vinta da soli. Italia e Cina vogliono essere un esempio di come insieme si possa vincere questa sfida”.

Lo ha affermato l’Ambasciatore italiano in Cina, Riccardo Sessa, intervenendo al Forum italo-cinese sull’ambiente organizzato dall’Ambasciata d’Italia e dalla Associazione Industriale per la Protezione dell’Ambiente di Canton (oggi chiamata Guangzhou) con la partecipazione di circa 80 imprese dei due Paesi.

Da parte italiana erano presenti numerose aziende, alcune da anni presenti sul mercato cinese e altre entrate di recente, tra le quali Fiat, Piaggio, Pirelli Eco Technology, Eni, iGuzzini, Magneti Marelli, Enel, Vibram, Ariston, Industrie Bitossi, Conceria Dal Maso, Marcopolo Environmental Group e altre, nonché alcuni studi di architettura.Il Forum è stato seguito dalle autorità della Provincia del Guangdon, della quale Canton è la capitale, che hanno mostrato particolare interesse per l’offerta tecnologica e industriale italiana in un settore così importante per lo sviluppo della Cina.

Negli incontri che l’Ambasciatore ha poi avuto con i rappresentanti della Provincia del Guangdong e della Municipalità di Canton sono state approfondite alcune ipotesi di collaborazione anche nella prospettiva dei Giochi Asiatici che si svolgeranno a Canton nel 2010, ai quali le imprese italiane presenti in Cina auspicano di poter contribuire come già avvenuto per le Olimpiadi e Paraolimpiadi di Pechino del 2008.

Il Forum di Canton si inserisce nella vasta azione che l’Italia sta portando avanti da anni con la Cina, attraverso un programma di collaborazione ambientale avviato ormai circa 8 anni fa dal Ministero italiano dell’Ambiente e che è stato rilanciato in occasione della recente visita a Pechino del Ministro Prestigiacomo. “La collaborazione che abbiamo oggi con la Cina in materia ambientale – ha sottolineato l’Ambasciatore Sessa – è uno dei fiori all’occhiello del rapporto che abbiamo sviluppato con la Cina e dobbiamo essere orgogliosi del contributo etico, tecnologico e industriale delle imprese italiane al nuovo modello di sviluppo della Cina”. (Inform)


promessi sposi copertina

Lettura psicanalitica dei Promessi Sposi

(…) la letteratura italiana dall’800 fino ai giorni nostri, e’ anche corrispondente a una sorta di costruzione di sentimenti. Le parole sono scelte in base a determinati obiettivi, le frasi sono scelte per corroborare, con la scelta dei vocaboli e con l’intreccio, anche le emozioni, i sentimenti sia delle persone che vengono descritte sia del lettore. Quindi questa mia lezione, questa mia chiaccherata si basera’ su un’ipotesi che non e’ stata esplorata da nessuno. Psicanalizzare il Manzoni attraverso quello che scrive e cercare di capire come lui consciamente o inconsciamente avesse scelto quei vocaboli, perche’ aveva qualcosa in mente che non tutti vedono all’inizio, o che non tutti percepiscono all’inizio, ma che se ci si fa caso si dice “ma guarda ma forse e’ vero, che strana coincidenza”. E andiamo ad esaminare solo una pagina, la prima pagina del romanzo che per una forma di straordinaria anticipazione riesce a condensare in se’, come la Divina Commedia, tutto il romanzo. Infatti possiamo addirittura fare un paragone e un parallelo tra Dante e Manzoni, perche’ questi due geni della letteratura italiana o gia’ avevano nella loro mente tutto il romanzo e tutta la loro opera a parite dalla prime frasi, oppure hanno voluto scrivere le prime frasi in funzione di un romanzo che era gia’ finito. E adesso vi spiego perche’, facciamo la prima frase.
“Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien quasi a un tratto a restringersi e a prender corso e figure di fiume tra un promontorio a destra e un’ampia costiera dall’altra parte. E il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancora piu’ sensibile all’occhio questa trasformazione. E segni il punto in cui il lago cessa e l’Adda ricomincia, per ripiglia’ poi come di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo lasciano l’acqua distendersi e rallentarvi in nuovi golfi e in nuovi seni.”

Vediamo la musica, l’accelerazione e la decelerazione di questo primo paragrafo.”Quel

ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno”, allora la topografia del lago di Como sono stati scritti fiumi di inchiostro. Il lago di Como e’ fatto un pochino come una specie di animale con due braccia e due gambe. E ci sono, appunto, queste escrescenze, e c’e’ il ramo del lago di Como che e’ appunto una sorta di prolungamento del lago di Como che volge a mezzogiorno, quindi che volge a sud.

“Tra due catene non interrotte di monti”, quindi gia’ abbiamo, se noi ci riflettiamo in questa prima frase abbiamo l’acqua, la pietra. Due elementi che lasciano presagire che il romanzo sara’ un romanzo duro, fondato quindi su due elementi fondamentali. Gia’ dall’inizio l’acqua e le montagne. Perche’ l’acqua? Voi vedrete che le pagine piu’ straordinarie dei Promessi Sposi si basano sull’acqua. Una e’ “L’addio ai monti”, quando Renzo e Lucia prendono il battello per allontanarsi dalla loro casa natale. E questo e’ gia’ come un’anticipazione che l’acqua giochera’ un ruolo fondamentale in tutto il romanzo. Allora, l’addio, la fuga si fa per acqua.

La fuga da qualcosa per la salvezza c’e’ anche in un altro momento chiave del romanzo, che e’ Renzo che scappa da Milano. E come fa a fuggire da Milano? Qual e’ il punto in cui lui si salva finalmente per la seconda volta? Quando lui scappa, scappa non riesce a trovare l’Adda e poi alla fine, quasi per un miracolo, lui di notte sente il chioccolio dell’acqua e riesce a scappare tramite il barcaiolo che era li’ provvidenzialmente. Quindi seconda salvezza. Terza salvezza: quasi alla fine del romanzo, quando si e’ raggiunto un culmine di drammaticita’, perche’ la peste ha mietuto tre quarti della popolazione di Milano, a un certo punto che succede? Si gonfia il cielo e cade l’acqua, e l’acqua costituisce a la salvezza quel punto per tutta la citta’. Quindi vedete come e’ importante gia’ dal primo momento, con la parola lago uno presagisce che l’acqua giochera’ un ruolo determinante nel romanzo, sia come pathos sia come le pagine piu’ belle che non a caso sono “L’addio ai monti”, il pathos di Renzo che riesce a trovare l’Adda per fuggire. Quella frase meravigliosa che dice quando Renzo trova l’Adda e riesce a rendersi conto che era il fiume, Manzoni dice: “Fu come trovare un amico, un fratello, un salvatore. Vedete che e’ crescendo in queste tre parole, quindi l’acqua giocava un ruolo fondamentale.

Le montagne, la pietra, noi le montagne diciamo sono le pietre della terra, sono le ossa della terra. Quindi l’acqua la salvezza, e il contrario questo contrasto tra l’acqua e la pietra, tra la liquidita’ e la solidita’, ci lascia capire che il romanzo avra’ un continuo dialogo tra due momenti, tra due situazioni: una situazione di fuga e una situazione di problema. Quindi tutto quello che e’ la problematica ha a che fare con la pietra, con le montagne. Non a caso quando vengono i barbari, i Lanzichenecchi, tutti si rifugiano sul castello dell’Innominato sulle montagne. Perche’ sceglie “tra due catene non interrotte”, c’e’ qualche cosa, ci sone dei legami, i personaggi evidentemente sono legati, sono incatentati da qualche cosa, che può essere questo qualche cosa? Possono essere delle remore, possono essere dei legami religiosi. Per esempio Lucia si sente incatenata a un voto che lei fa a causa di un momento di sconforto, vedete già queste catene noi ci lasciano presagire che c’e’ qualche cosa nel romanzo che costringera’ i personaggi entro delle catene, dentro delle maglie. “Catene non interrotte di monti”, vedete che le catene non possono essere spezzate facilmente. “Il ramo del lago di Como e’ tutto a seni e a golfi” questo e’ assolutamente un capolavoro di psicanalisi. Se uno va a pensare, nel lessico italiano cosa sono i seni? I seni in prima battuta, cioe’ nella prima accezione della parola, sono delle parti anatomiche delle donne quindi cosa fa immediatamente capire che un personaggio di una creatura, una donna e’ il seno. Perche’ il Manzoni non avrebbe detto ad insenature e a golfi? No ha utilizzato la parola seni che va bene, nella seconda accezione seni vuol dire anche insenatura. Ma la mia teoria e’ che, consciamente o incosciamente, dalla seconda riga il romanzo ha a che fare con una donna.

C’e’ qualche cosa che istituisce un problema, si incentra intorno a una figura femminile, e non e’ solo una figura femminile intesa come figura astratta o madre. No il seno e’ qualcosa di erotico, qualcosa di sensuale, quindi ci dev’essere nel romanzo qualcosa che ha a che fare con delle avventure amorose, con delle problematiche legate alla sessualita’. Non a caso Lucia viene molestata da Don Rodrigo, quindi vedete gia’ dalla seconda riga una persona che sappia leggere dice “ah il romanzo deve contenere qualche cosa”, certo trattato in maniera sublime, che di per se’ potrebbe essere persino scabroso se non venisse analizzato e sviluppato nella maniera religiosa e rispettosa e provvidenziale che e’ quella dei Promessi Sposi. “Allora il ramo del lago di Como viene, a seconda dello sporgere”, vedete, i seni sporgono e rientrano “a seconda dello sporgere o rientrare di quelli”. Vedete che c’e’ qualche cosa che ha a che fare con dei movimenti, delle avanzate e delle retrocesse.

Vedete questa, adesso piano piano da una pace iniziale, che era quella della poesia “Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno tra due catene non interrotte di monti” c’e’ come una prima pagina di quite prima della tempesta, di attesa della tempesta. Poi la narrazione viene ad essere concitata, “viene a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien quasi a un tratto a restringersi e a prender corso e figure di fiume tra un promontorio a destra e un’ampia costiera dall’altra parte.”. Vedete come cominciamo a movimentare il racconto. “E il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancora piu’ sensibile all’occhio questa trasformazione.” Ah ah dice c’e’ qualcosa che ci suggerisce che c’e’ una specie di aggrappamento che qualcuno vuole legare tra il problema e la sua soluzione.

Padre Cristoforo per esempio, Padre Cristoforo e’ un ponte per questi poveretti. “E segni il punto in cui il lago cessa e l’Adda ricomincia”, vedete che si crea una prima idea di quella che sara’ poi la confusione creata nei Promessi Sposi dalla, per esempio dalla paura, dalla fobia di Don Abbondio che crea una confusione. Vedete come non si sa piu’ se e’ lago, se e’ fiume. “Per ripigliare ancora nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo lasciano l’acqua distendersi e rallentarvi in nuovi golfi e in nuovi seni.”. Vedete che alla fine ci lascia presagire che il romanzo avra’ un inizio, un concitare di avvenimenti per cui probabilmente le persone devono scappare, come e’ la verita’. Un momento di confusione che non si sa dove sta Renzo, dove sta Lucia, Renzo deve scappar via. E poi alla fine grazie a Dio “le acque si rallenteno e si distendono in nuovo golfi e nuovi seni”, che vuol dire che alla fine quella che all’inizio era una sessualita’ problematica, alla fine probabilmente diventera’ una sessualita’ appagata col matrimonio in effetti dei due protagonisti. “La costiera formata dal deposito di tre grossi torrenti”, deposito di torrenti, devi qua c’e’ qualche cosa che si deposita, un sedimento. Tutto quello che e’ sedimento e’ qualcosa che viene ad appensantire una situazione. “Scende appoggiata dai monti contigui, l’uno e’ detto di San Martino l’altro – con voce lombarda – il Resegone dai molti suoi cucuzzoli in fila che in vero lo fanno assomigliare a una sega”. Altro capolavoro psicanalitco, c’e’ qualche cosa che tormenta, che tortura i personaggi come una sega. “Dai molti suoi cucuzzoli in fila”, vedete che c’e’ proprio una figurativita’ del Manzoni che ci fa pensare come questi denti di una sega, uno potrebbe addirittura dire per continuare il paragone e il parallelo con l’acqua, pensare ai denti aguzzi di uno squalo, di un pesce spada, di un animale mostruoso che vuole dilaniare nella sua bocca i protagonisti di questo romanzo. Il resegone, la sega: Identificazione del panorama con uno strumento di tormento, di tortura, di problematica. Pero’ al tempo stesso questo strumento, questa sega, e’ come se fosse un punto distintivo di tutto il romanzo. “Tal che non e’ chi al primo vederlo” cioe’ questa catena che sembra una sega puche’ sia di fronte, “come per esempio di sulle mura di Milano che guardano a settentrione”.

Allora qui dice ma perche’ il Manzoni fa questo richiamo? Cioe’ questo panorama di questa sega e’ immediatamente riconoscibile per esempio a chi sta sulle mura di Milano. “E che guarda a settentrione, e che lo discerne a un tal contrassegno”, cioe’ riesce a distinguere il Resegone a un tal contrassegno vuol dire a una tale identita’ con una sega, come non riesca chi guarda da Milano a distinguere quel specifico monte Resegone che gurda caso e’ proprio il monte che incombe su Lecco e sul territorio dei nostri protagonisti. Allora lui immediatamente lo riconosce quel monte di sega “in quella lunga e vasta giogaia”. Cos’e’ la giogaia? La giogaia e’ il giogo dei buoi che soffrendo danno il pane agli uomini. Allora dice in quella lunga e vasta giogaia, pensiamo un po’ in senso metaforico qual e’ la lunga e vasta giogaia? E’ l’avventura dell’uomo, cioe’ l’avventura dell’uomo sulla terra e’ come se fosse l’avventura di una coppia di buoi che, per guadagnare il pane e per arrivare alla fine della sera, devono con se’ sottoporsi al giogo delle miserie quotidiane e delle sofferenze quotidiane per avere il premio promesso. Vedete come e’ tutto meravigliosamente spiegato, concatenato.

Io non credo che il Manzoni fosse uno psicanalista, quindi io credo che nella vigna del vocabolario delle sue parole, lui abbia vendemmiato inconsciamente quei vocaboli che potevano piu’ aiutarlo a spiegare e a rendere quelle che erano poi le avventure del romanzo. Vi faccio un altro parallelo. Vi ho chiesto prima, ho fatto questa domanda retorica, perche’ Manzoni parla di chi sta sulle mura di Milano?

E di chi guarda e lo riconosce quella specifica catena di monti, il Resegone? Che bisogno c’e’ di mettere qui nel primo paragrafetto questo richiamo? Pensiamoci un po’, quale puo’ essere nel romanzo il punto in cui serve dire ah ma il Manzoni l’aveva detto nella prima parte. Allora ricordiamoci che succede quando Renzo va a Milano. Renzo scappa via, si avvia a Milano con una lettera per il Padre Bonaventura, che era il padre del convento dei Cappuccini di Milano. E cammina cammina arriva alle porte di Milano, bussa al convento e gli dicono “Padre Bonaventura non c’e’ figliolo, andate in chiesa a fare un’orazione, ritornate tra un po’ e troverete Padre Bonaventura”. Renzo che era un ragazzo, Renzo c’avra’ avuto 19 anni, dice ma che scherziamo io sto qui a Milano mi faccio un giretto, e prima di fare un giretto sulle mura di Milano da’ un’occhiata e vede il Resegone. E gli prende un magone nel corpo e dice guarda li’ sta la mia casa. Vedete come mirabilmente collegato in questi due punti chiave del romanzo.

Che succedera’? Renzo non da’ retta al Padre Bonaventura, Renzo si avventura a Milano e e’ l’inizio dei suoi grossi problemi, perche’ vede la gente che si avviava al Forno Delle Grucce e lui va e diventa quello che si chiamerebe oggi un agitatore proletario. Renzo comincia ad affascinarsi per questa problematica e partecipa alla furia della folla che vuole assediare il Forno Delle Grucce. Comincia a gridare “pane, pane agli affamati eccetera” e poi con una tipica trasformazione della psicologia della folla cambia idea. Quando vede la polizia viene per liberare il Ferrer, che era il vicario di provvigione, Renzo passa a 180 gradi come spesso succede nelle folle. Se c’e’ qulacuno che riesce a dirigere la folla, la folla beota per sua conformazione perche’ la folla non ragiona, la folla segue. Allora Renzo in quel momento si e’ creato un altro polo di attenzione che e’ quello dei polizziotti, e Renzo cambia idea: da assalitore del Forno Delle Grucce, Renzo diventa difensore del Forno Delle Grucce. E da li’ prende avvio poi il fatto che lui poi verra’ identificato come il principale artefice della sommossa al Forno Delle Grucce, verra’ condannato e dovra’ effettivamente scappare via dal territorio di Lecco per raggiungere il cugino Bortolo, come noi sappiamo. Vedete come le due cose sono collegate.

“Per un buon pezzo la costa sale”, vedete allora che c’e’ qualcosa, comincia un terreno in salita. “La costa sale con un pendio lento”, quindi c’e’ un inizio di sofferenza, un inizio lento e continuo, “poi si rompe in poggi e in valloncelli, in erte e in ispianate, secondo l’ossatura dei monti e il lavoro delle acque”. Vedete gia’ come vediamo che c’e’ la vita fatta da una salita poi c’e’ un momento in cui la gente puo’ tirare fiato, si rompe, c’e’ una situazione come se si rompe. C’e’ una situazione di problematica, c’e’ come una diga che si rompe quindi bisogna ricostruire la dita e poi alla fine c’e’ una pace.

“Il lembo esterno, tagliato dalla foce dei torrenti, e’ quasi tutto ghiaia e ciottoloni”, perche’ il Manzoni non dice ghiaia e ciottoli, ghiaia e pietre? No, ciottoloni. Che cosa ci fa venire in mente questa parola ciottoloni? Che ci devono essere delle cose pesanti, un ciottolo e’ un ciottolo che tu puoi dare un calcio e lo mandi via, un ciottolone gia’ non puoi dare un calcio. Ti fai male al piede, lo devi raccogliere e spostare. Allora altro enjambement come si dice in francese, altro collegamento, altra bretella come diremo oggi in linguaggio autostradale. Qual e’ la bretella del termine ciottoloni? Ci viene subito in mente l’inizio vero del romanzo che e’ un po’ piu’ in la’. Don Abbondio e’ una figura tratteggiata in maniera mirabile, questo quadro direi quasi dell’800 verista che ci fa vedere questo parroco di campagna. Ve lo leggo e’ proprio qua. “Diceva tranquillamente il proprio uffizio e talvolta, tra un salmo e l’altro chiudeva il breviario tenendovi dentro per segno l’indice della mano destra. E messa poi questa nell’altra dietro la schiena”, vedete come Don Abbondio quasi abbandona la religione per potersi incamminare nella campagna e godere della campagna. Vedete dalla sacralita’ si passa alla profanita’. “Proseguiva nel suo cammino guardando a terra”, quindi vedete guardando a terra, Don Abbondio non e’ un tipo di alta spiritualita’, e’ un tipo come diremmo noi, e utilizziamo un solecismo: e’ come la “porcacchia”, e’come Don Abbondio che resta a terra. “Guardando a terra”, non e’ capace di guardare in alto. “Guardando a terra” e sentite adesso “e buttando un piede verso il muro i ciottoli che facevano inciampo nel sentiero”. Don Abbondio li butta via i ciottoli, li butta via queste trascuratezze, tutto quello che poteva ostacolare la sua vita sedentaria, calma, tranquilla, lui tutte quelle cosettine, i disturbetti li cacciava. I ciottolini li cacciava con il piede. Allora quando noi veniamo, ritorniamo a prima, “Il lembo esterno, tagliato dalla foce dei torrenti, e’ quasi tutto ghiaia e ciottoloni”, sono cioe’ cose che non possono essere tolte con il piede, quindi vedete gia’ e’ quasi come dicesse Manzoni, ahime’ Don Abbondio fino adesso c’era riuscito a scalzare i ciottoli, adesso si incontra con un ciottolone che sono infatti i Bravi.

“Il resto” adesso guardate c’e’ una parte di differenziazione, “ghiaia e ciottoloni”. Adesso il Manzoni lascia vedere che in questo paesaggio crudo pero’ c’e’ la parte di bellezza. Lui era profondamente innamorato della sua terra lombarda e ce lo dice in tre righe che lasciano presagire il paradiso. “Il resto campi e vigne sparse di terre, di ville, di casali”, vedete come gia’ dice oh c’e’ la montagna pero’ sulla pianura ci sono le ville, i casali, in qualche parte boschi. Gia’ pare di vederli, che c’e’ un paesaggio di natura molto bella. “Boschi che si prolungano su per la montagna.”. Allora non e’ vero che le montagne sono solo ghiaia e ciottoloni e pietre. Da qualche parte la natura riesce ancora a conquistare la bellezza del paesaggio. “Lecco”, la principale di quelle terre, e che da’ il nome al territorio, “giace”. Perche’ Manzoni non dice Lecco sta, Lecco si trova. Vedete come giacere e’ nel lessico italiano un sinonimo riposare pero’, siccome mi interessa la lettura psicoanalitica, prima di tutto giace sta ferma. Giacere vuol dire Lecco sta li’, non si muove, vedete come un ciottolone, come un pietrone. Quindi c’e’ qualche cosa di stantio che impedisce la dinamica e che impedira’ infatti a Renzo di potersi difendere. L’Azzeccagarbugli che sta li’, che non muove, che difende solo gli interessi della classe dominante, e’ quasi una personificazione di Lecco che giace, Lecco che sta li’. Vedete come c’e’ questo sentimento di pesantezza. Vi diro’ di piu’, giacere nel lessico italiano e’ una parafrasi di commettere un atto sessuale, giacere con la propria moglie, giacere con una donna e’ anche l’espressione dell’atto sessuale. Allora Manzoni a mio avviso non percepiva il contenuto psicanalitico di queste sue parole, noi possiamo a posteriori pensare che Manzoni aveva bene in mente come il suo romanzo, velato e ammantato di letteratura e di prosa sublime, in realta’ e’ un romanzo rivoluzionario per quei tempi. Perche’ parlava di dettagli e di argomenti che, se fossero stati trattati in maniera volgare, potrebbero essere stati veramente molto scabrosi.

“Lecco giace, poco disposto dal ponte alla riva del lago, anzi viene in parte a trovarsi nel lago stesso quando questo ingrossa”, vedete l’acqua, l’importanza dell’acqua. Perche’ l’acqua puo’ essere salvezza e puo’ essere periocolo e quindi Lecco si trova dentro al lago. Vuol dire Lecco viene inondata dal lago quando il lago ingrossa.

“Un gran borgo al giorno d’oggi e che si incammina a diventare citta’”. Al giorno d’oggi Lecco e’ diventata grande ma ai tempi in cui accaddero i fatti che prendiamo a raccontare. “Quel borgo, gia’ considerabile, era anche un castello”, in latino castello castellum e’ un luogo in cui c’e’ una bella divisione amministrativa dei territori, c’e’ un comandante, un capo. Infatti Fermo aveva 49 castella, castella vuol dire che Fermo era un pochino come il re di un cirdondario che aveva i suoi sudditi e suoi sindaci. Quindi castellum era un borgo amministrativamente centralizzato, “era anche un castello e aveva percio’ l’onore di alloggiare un comandante”. Qui comincia la famosa ironia del Manzoni, perche’ un onore alloggiare un comandante? Vuol dire che ci deve essere qualche scherzetto qua intorno no? “L’onore di alloggiare un comandante, il vantaggio di possedere una stabile guarnigione di soldati spagnoli”.

E qui e’ molto ironico, ovviamente non era un vantaggio avere una stabile guarnigione di soldati spagnoli, tanto piu’ che stabile vuol dire che questi poveracci non potevano muoversi, non erano gente del posto, erano persone spaesate, e come spaesate. Vedete come c’e’ il contrasto tra l’immobilita’ di Lecco e la mobilita’ di questi soldati spagnoli che vengono dalla Spagna e boom, vengono catapultati in una prigione da cui vorrebbero evadere. Non potendo evadere, essendo quindi li’ senza famiglia, che fanno? “Insegnavano la modestia alle fanciulle e alle donne del paese”.

L’espressione di una ironia e di una eleganza incredibile che vuol dire tutto. Che vuol dire insegnavano la modestia? Vuol dire che le ragazze e le donne del paese erano gia’ modeste, perche’ la modestia ai tempi del Manzoni, e ancora di piu’ nel 1628 e’ il momento dell’azione storica del romanzo, era una caratteristica precipua delle donne di buona famiglia o comunque delle donne di decorosa condizione. Le donne immodeste erano le cortigiane, e perche’? Perche’ le cortigiane per editto della regia, o insomma per editto della potenza del governo, dovevano andare a capo scoperto. Per quello il velo e’ considerato la modestia, uno oggi ti direbbe dovrebbe essere il contrario cioe’ la persona svergognata dovrebbe coprirsi. Invece no per riconoscere le donne modeste dalle donne immodeste, che cioe’ esibivano le proprie grazie o disgrazie per poterle vendere, dovevano essere senza veli. “Quindi vi e’ piu’ le donne modeste dovevano ammantarsi di veli perche’ il soldati spagnoli glieli volevano togliere”. Insegnare la modestia vuol dire le affrontavano e le favevano diventare sfrontate. Nel lessico italiano una persona sfrontata e’ una donna immodesta, ma una donna sfrontata vuol dire anche che ha la fronte libera.

Apposta quando diciamo donna sfrontata, ragazzo sfrontato, ragazzo sfrontato e’ immodesto, inverecondo e in qualche maniera legato alla prostituzione. Sfacciato si, senza faccia, con la faccia scoperta. “Insegnavano la modestia alle fanciulle e alle donne del paese, accarezzavano di tempo in tempo le spalle a qualche marito”. Altra ironia, vuol dire che mica li accarezzavano ovviamente, bastonavano con i loro bastoni i mariti, a qualche padre, i mariti o i padri che volevano entrare, soccorrere le loro mogli o le loro figlie che venivano molestate dai soldati spagnoli. “E sul finir dell’estate, non mancavan mai di spandersi nelle vie”, vedete questo spandersi, come i corvi. Vedete c’e’ un altro bellissimo paragone nei Promessi Sposi di una mandria di corvi che si spande nelle campangne e questi corvi sono come i soldati spagnoli che si spandono nelle vigne, cioe’ che si sparpagliano nelle vigne quando ci sono i grappoli maturi. “Per diradar l’uve”, per diradar l’uve, per spilluccare le uve, i grappoli “e alleggerire ai contadini le fatiche della vendemmia”. Altra sublime espressione di ironia, i contadini figuriamoci la fatica e’ come quella dei buoi della giogaia di cui parlavamo sopra. Le fatiche della vendemmia sono fatiche belle, sono fatiche allegre perche’ alla fine c’e’ il premio che e’ il vino. E allora i contadini non vogliono essere alleggeriti, quindi qui sta l’ironia del Manzoni dicendo che i soldati spagnoli alleggeriscono le fatiche cioe’ sottraggono ai contadini il frutto del loro lavoro.


louvre

Il potere e la grazia: i santi patroni d’Europa

A Roma una grande mostra racconta la storia dell’Occidente cristiano

28 ottobre 2009

Tra tavole medioevali e dipinti imponenti, preziosi diademi e codici miniati, i capolavori dell’arte da un lato presentano conversioni e persecuzioni, battesimi e battaglie che hanno congiunto la vicenda dei popoli europei al cristianesimo, e dall’altro dischiudono le porte regali di una ideale iconostasi, confine dove si congiungono fede e bellezza, visibile e invisibile, temporale e spirituale.

Promossa dal Governo italiano, tramite l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, e dalla Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, la mostra, curata da Don Alessio Geretti, nasce dalla collaborazione tra il Comitato di San Floriano – istituzione culturale e religiosa del Friuli Venezia Giulia, che propone annuali mostre d’arte sacra di rilievo nazionale ad Illegio, in Carnia – ed il Polo Museale della città di Roma, ed è organizzata da MondoMostre, protagonista della riuscitissima monografica su Sebastiano del Piombo e delle dieci grandi mostre della Galleria Borghese.

L’Europa è posta sotto la protezione di sei santi patroni, scelti tra i principali protagonisti della sua evangelizzazione, tra primo e secondo millennio dell’era cristiana, emblematici per l’impronta che lasciarono nella storia dei popoli latini, nordici e slavi e per la sintesi di valori culturali e religiosi trasmessi in eredità.

Ogni singolo Stato europeo, peraltro, ha i suoi santi patroni, talora acclamati dalla devozione popolare ed immortalati per le opere di carità di intramontabile valore compiute, talvolta eletti dal potere politico o celebrati da élites di intellettuali ed artisti, o ancora impugnati come vessilli e catalizzatori dell’identità nazionale nell’epoca del sorgere degli Stati nazionali o dei movimenti per l’indipendenza ottocenteschi.

Testimoni del fatto che l’Europa è molteplice, nel segno delle identità e delle autonomie che la compongono da sempre, ma anche una, quanto ai fondamenti culturali della sua civiltà, i settanta santi patroni dei diversi popoli europei hanno ispirato nei secoli le migliori espressioni delle arti, della liturgia, della mistica e della religiosità popolare: è a tutto ciò che la mostra di Palazzo Venezia vuole rendere omaggio, invitando a scoprire con eleganti accenni – opere scelte per indicare percorsi di agiografia, storia sociale e politica, evoluzione della vita religiosa – un patrimonio ricchissimo.

Questa novella Legenda Aurea, sontuosamente illustrata nella mostra romana, consentirà di cogliere in controluce sulla mappa dell’Occidente la filigrana del rapporto tra Chiesa e comunità politica: un rapporto decisivo e complesso per spiegare da dove provengano all’Europa molte delle sue conquiste e delle sue grandezze.

In ultima analisi, questa esposizione si propone di affrontare e dare un contributo per sciogliere i più delicati nodi del dibattito culturale contemporaneo – le questioni delle identità, della laicità, delle civiltà e delle religioni – non con la fatica di ragionamenti serrati ma con il fascino del bello, attraverso cui intuire le soluzioni incarnate nella vita dei più santi degli europei e dei più europei dei santi.

Originata dalla chiara ispirazione religiosa del suo curatore, la mostra può essere fruita anche con un’ottica laica, come esercizio per l’approfondimento e lo studio delle radici storiche e culturali dell’Europa e delle società di molti Paesi europei.

La rassegna a Palazzo Venezia comprende capolavori dei massimi geni dell’arte di tutti i tempi: dalle Stigmate di San Francesco del van Eyck della Galleria Sabauda di Torino, al Martirio di San Pietro di Guercino dalla Galleria Estense, dal San Giovanni Battista di Caravaggio dalla Galleria Corsini, al San Luigi IX di El Greco dal Louvre, da L’Imperatore Teodosio e Sant’Ambrogio alla Cattedrale di Milano di van Dyck dalla National Gallery di Londra al San Giorgio del Mantegna o al San Giovanni Battista di Tiziano, entrambi in prestito dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, dal San Giacomo vittorioso di Tiepolo da Budapest all’Immacolata Concezione del Murillo dal Prado di Madrid.

Una collezione di tesori assoluti, raccolti dal filo conduttore dell’intreccio fra potere, religione e arte.


brasile

Cultura e cucina italiana in Brasile

IL LIBRO E IL PIATTO: UNA MOSTRA SU “QUANDO CUCINARE ERA UN’AVVENTURA”

16 ottobre 2009

La collaborazione fra gli Uffici Scuola dei Consolati italiani di San Paolo e Belo Horizonte ha prodotto una mostra storico-letteraria-culinaria dal titolo Il LIBRO E IL PIATTO – Quando cucinare era un’avventura. La mostra prende spunto da una piccola biblioteca popolare messa insieme tra la fine dell’Ottocento e gli anni trenta del Novecento, consistente in quattordici ricettari e in trenta libretti illustrati di vario argomento, in prevalenza d’avventure, tutti in sedicesimo, il cui aspetto richiama la “literatura de cordel” distribuita tuttora nelle fiere dei piccoli centri portoghesi e brasiliani. Si tratta di romanzi di Verne, Aimard, Mayne-Reid, il Contratto sociale di Rousseau, il Discorso sulla natura degli animali del Conte di Buffon ed altri. Secondo l’editore dei ricettari, poi, la serie completa di trentadue volumetti era “la più vasta e pratica enciclopedia culinaria finora pubblicata in Italia”: Cento maniere di… cucinare il manzo, il vitello, il pesce, la selvaggina, le vivande di magro, l’insalata o le pappe per i bambini, di accomodare gli avanzi, di servire piatti regionali, nazionali ed esteri. Un repertorio ghiotto, a portata di mano tra piatti, posate, tovaglie, strumenti e macchine da cucina.

I pannelli abbinano un ricettario e un libro di letteratura, con due citazioni parallele. Si ricrea così l’atmosfera delle cucine di un tempo, in cui tutto era gusto, trambusto e avventura, tra gli sbalzi di umore dei grandi e i capricci dei piccoli: il libro da leggere, la pietanza da preparare, gli ingredienti da scegliere e da dosare, gli strumenti da usare. Era l’arte e il piacere del raccontare, del cuocere, dello spadellare, dell’apparecchiare, del cibarsi, del servire a tavola, del mangiare, del bere, del digerire in pace, dello sparecchiare, del rigovernare. In una parola, “l’arte del convivere e quindi dello stare a tavola”.

Dell’organizzazione si è occupato un comitato, composto dai due dirigenti scolastici dei consolati di San Paolo (Alessandro Dell’Aira) e Belo Horizonte (Gianfranco Zavalloni); dal Vice Console e Presidente della Camera di Commercio di Campinas, Alvaro Cotomacci, in accordo con l’Assessore alla cultura e il Convention Bureau di Campinas; dalla lettrice di italiano alla UNESP di São José do Rio Preto, Alessandra Rondini; da Marco Galeotti, esperto di slow food. L’Istituto Italia di Cultura di San Paolo ha finanziato la realizzazione dei pannelli espositivi. Hanno collaborato, a San Paolo, la FECIBESP, Federazione degli Enti Culturali Italo-Brasiliani dello Stato di San Paolo; a Campinas, la Secretaria de Turismo della Prefeitura locale; a São José do Rio Preto, l’Area di Italiano della UNESP, Universidade Estadual Paulista, con la docente Claudia Zavaglia e i suoi studenti, autori della versione portoghese dei pannelli; e l’Associazione culturale italo-brasiliana “Amici d’Italia”.

Il percorso espositivo di tredici pannelli, riprodotto in tre serie originali, verrà presentato contemporaneamente, in occasione delle IX Settimana della Lingua Italiana nel mondo, nella Circoscrizione Consolare di Belo Horizonte (Casa Italia di Juiz de Fora) e in quella di San Paolo (Campinas, São José do Rio Preto). I libretti saranno esposti a Campinas. I disegni originali, a Belo Horizonte. In un programma integrato di manifestazioni sono previste conferenze e alcune degustazioni a Campinas e São José do Rio Preto, Juiz de Fora.

I temi sviluppati nei 13 pannelli sono, oltre all’introduzione al percorso:

  • 01 Piatto? No, ma gustoso
  • 02 Distillare è cospirare
  • 03 Navegar necesse est
  • 04 Prede e predatori
  • 05 Virtù e necessità
  • 06 Chi mangia chi
  • 07 Cavoli a merenda
  • 08 Giù in fondo al tegame
  • 09 Acquolina in bocca
  • 10 L’alibi del gourmet
  • 11 Leccornie
  • 12 Carne tenera

Per ulteriori informazioni e per visionare il programma completo:

http://www.scuolabh.org
http://www.iicsanpaolo.esteri.it
http://www.povo.it/libropiatto